È una domanda che molti si pongono dopo la morte di un genitore: “Perché devo dividere l’eredità in parti uguali con i miei fratelli, anche se sono stato io ad assistere mamma e papà fino alla fine?”
La risposta si trova nel principio di uguaglianza tra i figli, sancito dal Codice Civile e dalla Costituzione, ma con alcune importanti eccezioni.
Il principio di uguaglianza tra gli eredi
L’articolo 566 del Codice Civile stabilisce che, se il defunto non lascia testamento, i figli ereditano in parti uguali.
Questo vale indipendentemente da:
- chi si è preso cura dei genitori,
- chi ha contribuito di più alle spese familiari,
- chi viveva nella casa dei genitori.
La legge tutela così la parità tra fratelli, in linea con l’articolo 3 della Costituzione, che garantisce l’uguaglianza tra i figli, sia nati nel matrimonio che fuori.
In altre parole: senza testamento, la divisione è automatica e uguale per tutti.
E se c’è un testamento?
Nel testamento, il genitore può disporre liberamente solo di una parte del patrimonio: la cosiddetta quota disponibile.
L’altra parte è riservata per legge ai cosiddetti legittimari (coniuge, figli, eventualmente genitori).
Questo significa che, anche con un testamento, non si può escludere del tutto un figlio o lasciargli una quota troppo inferiore, salvo casi particolari (ad esempio indegnità o rinuncia all’eredità).
E chi ha assistito i genitori più degli altri?
La legge riconosce che in molte famiglie uno dei figli si prende cura dei genitori malati o anziani, ma non prevede automaticamente un premio o una quota maggiore per questo.
Tuttavia, esistono due strumenti legali per tutelare chi si è davvero impegnato:
- Donazioni o disposizioni testamentarie:
Il genitore, in vita, può lasciare volontariamente un bene o una somma maggiore a chi l’ha assistito, purché nel rispetto delle quote di legittima. - Indennità per assistenza prestata (arricchimento senza causa):
In casi particolari, chi ha sostenuto spese rilevanti o prestato assistenza continuativa può chiedere un rimborso economico agli altri coeredi, dimostrando l’utilità e la necessità delle prestazioni rese.
Attenzione: cosa non si può fare
Non si può, invece:
- trattenere beni “a compensazione” del tempo o delle spese sostenute senza un accordo formale;
- vendere o disporre dei beni ereditari prima della divisione;
- escludere un coerede senza motivo legittimo.
Tutte queste azioni potrebbero portare a contestazioni e cause di divisione ereditaria, con tempi e costi elevati.
Il consiglio dell’avvocato
Se un figlio si è occupato dei genitori molto più degli altri, è consigliabile regolare la situazione in vita, con un testamento o con atti di donazione chiari e proporzionati.
Dopo la morte, infatti, la divisione ereditaria segue regole rigide, e il giudice può intervenire solo in presenza di prove concrete di un arricchimento ingiustificato o di un accordo tra fratelli.











