Coronavirus: la crisi nel settore immobiliare

Nel settore immobiliare, a causa del lockdown per il Coronavirus, il comparto residenziale subirà maggiori perdite. Cambieranno anche i comportamenti di acquisto degli utenti che capiscono l'importanza degli spazi abitativi.

Gli effetti del coronavirus non risparmiano alcun settore economico e tra quelli che subiranno maggiori conseguenze c’è il comparto immobiliare. A tal proposito, uno studio portato avanti da Nomisma, Società di consulenza Strategica e Aziendale, per l’Osservatorio Immobiliare, ha evidenziato quello che sarà lo scenario del mercato residenziale per effetto del Coronavirus. Le evidenze spiegano che gli operatori immobiliari saranno costretti ad abbassare i prezzi a causa di una diminuzione della domanda nel mercato.

Secondo la nota società, già la domanda era bassa nel 2019, ma che comunque riusciva ad essere compensata dalla richiesta per investimenti che aveva registrato lievi rialzi tra il 2018 e il 2019 per effetto dello sgonfiamento dei prezzi.

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Il settore residenziale subirà le perdite maggiori sino a 110 mila unità

Quando si parla di settore immobiliare, la fetta più grossa è rappresentata dal comparto residenziale che, stando agli studi, è proprio quello che subirà maggiori conseguenze economiche per effetto della pandemia da coronavirus.

Sempre secondo lo studio condotto da Nomisma, si prevede nel 2020 un calo delle compravendite residenziali tra le 40mila e le 110mila unità rispetto alle 603mila vendute nel 2019, per un fatturato compreso tra i 9 e i 20 miliardi di euro in meno rispetto al 2020. Senza questo lockdown si prevedevano 613mila transazioni immobiliari.

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Per quanto riguarda invece l’andamento dei prezzi degli immobili, il flusso non subirà un drastico calo proprio perché essi hanno una struttura abbastanza rigida. In un primo momento, quindi, le flessioni dei prezzi rimarrebbero comprese tra l’1,1% e il 3,1% tra il 2020 e il 2021.

Il settore immobiliare in forte crisi

Le protagoniste del comparto immobiliare sono le agenzie immobiliari che, per effetto del Dpcm dell 11 marzo 2020, sono chiuse. Ad aggravare ulteriormente il settore sono tutte le misure restrittive che hanno portato al blocco delle attività accessorie (ad esempio, le visite ed i sopralluoghi agli immobili). Per effetto delle misure restrittive, infatti, è tutto o quasi fermo e anche se alcune attività possono ancora continuare ad operare, la burocrazia risulta lenta e farraginosa (basti pensare ad i notai che esercitano ancora, ma le difficoltà logistiche delle segreterie dei Registri immobiliari rendono tutto quasi impossibile).

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La situazione sembra disastrosa per tutti gli operatori del settore. Per Immobiliare.it, nonostante abbia registrato un aumento di traffico, gli annunci di vendita sono in fase di stallo. Anche MutuiOnline conferma che molte trattative sono saltate in quanto c’è chi non vuole più vendere e le condizioni di affidabilità vengono meno.

Nomisma: i possibili scenari del mercato immobiliare

E’ in quest’ottica che la Nomisma prova a mettere in campo tre scenari futuri del settore immobiliare. Nell’ipotesi migliore, ci sarà una domanda in meno pari a 50mila case, nell’ipotesi peggiore, si stima una perdita sino a 110mila unità abitative.

Relativamente il settore residenziale, invece, secondo le ipotesi di prevede una perdita tra i 54,5 e i 113 miliardi di euro di fatturato. A fronte di questo, si prevede una flessione dei pressi tra il -1,3% ed il – 4% tra il 2020 e il 2021.

Per il mercato immobiliare corporate, invece, considerando che nel 2019 gli investimenti fatti hanno raggiunto un importo pari a 12,3 miliardi di euro, si prevede una situazione ancora più drastica.

Cambierà anche la domanda degli utenti orientati verso unità più ampie e con giardino capendo, in questa epidemia, l’importanza degli spazi abitativi.