Il caffè non ha origine solo dall’America Latina e dal Brasile, la bevanda stimolante che in arabo si scrive qahwa (قهوة) era già in circolazione tra l’Europa, l’Asia e anche l’Italia da molto tempo.
Attenzione, perché agli arabi è collegata anche la commercializzazione o i primi scambi di chicchi o dolci di cioccolato. In questo caso, la pianta è proprio di origine latino americana, dovremo aspettare Cristoforo Colombo per l’arrivo dei primi semi. Dagli arabi, forse arriva la carruba un vegetale dolcificante (oggi coltivato in Sicilia) che permette di creare dolci, caramelle, e anche farne tavolette dal colore molto simile a quello del cioccolato.
Che sia caffè o cioccolato, poco importa, li troviamo nei bar, nei supermercati, nei bistrò dedicati a prezzi molto convenienti. Eppure dietro questi settori c’è un mondo economico, politico, ambientale e sociale che si muove.
Un caffè speciale, il prezzo in un bistrot e costi applicati
Visual Capistalist ha rappresentato bene il percorso di una tazzina di caffè, ha scelto però un prezzo un po’ alto rispetto a quello che noi spendiamo di solito nei bar. 2,80 dollari è infatti il prezzo all’interno di un bistrot dedicato, un negozio che quindi seleziona miscele pregiate e offre un servizio di conoscenza e cultura agli estimatori e appassionati di questa bevanda.
- Partiamo dai numeri grandi, parliamo di un settore che per grandi catene e forniture di caffè mobilita dai 200 miliardi di dollari in su. Questi soldi si muovono in un percorso che parte dalla coltivazione e arriva ad una tazza o tazzina consumata.
- Si parte dall’agricoltura, il prezzo di un kg di grani da caffè da tostare parte da 0,07 centesimi di dollari. Brasile e Vietnam sono i due paesi produttori maggiori, il costo indicato ha avuto delle oscillazioni negli anni.
- Per il trasporto, partono altri 16 centesimi di dollari. Il grafico mostra un esportazione di 60 chilogrammi e suddivide il costo in altri sotto costi per mansioni e carburante. Solo per il trasporto, ogni anno si muovono circa 19 miliardi di dollari partendo dal 2018.
- Se non avete il macina caffè a casa, avrete bisogno del caffè in polvere. Il processo di torrefazione incide su una tazza di caffè da 2,80 dollari, circa 0,35 dollari. Svizzera, Italia e Germania sono i tre paesi specializzati in questa operazione, i migliori. Seguono Francia e Olanda. Anche qui, ci sono sotto costi da considerare: macinazione, tostatura e impacchettamento sono i più elevati.
- Segue la distribuzione che porta via altri 4 centesimi di dollari. Il caffè può essere venduto direttamente ai consumatori o a punti di ristorazione. Un piccolo grafico di Visual Capitalist mostra che una rete di maggiori rivenditori o venditori di caffè confezionato, copre solo la metà dei venditori totali. Nestlé si colloca al primo posto incidendo con il 22,3%, è seguita da Jacobs Douwe Egberts.
Il sottocosto di una tazzina di caffè in un bistrò
In un bar italiano, un caffè costa dagli 0,80 centesimi a 1,20 euro circa. Il grafico però indica un prezzo più elevato a quello a cui siamo abituati. 2,80 dollari finali sono di una tazzina sorseggiata dal consumatore finale dentro un bistrò dedicato. Incide solo con circa 0,60 centesimi di guadagno in un mercato che produce giornalmente e al minuto 2,3 milioni di tazze di caffè.
Nel bistrò, il costo supportato dall’esercente è di 2,17 dollari e comprende: laboratorio di lavorazione (0,59 centesimi), servizio (0,28 centesimi), materiale di preparazione e per servire (tutti dai cinque ai 10 centesimi), pubblicità (0,44 centesimi), pratiche amministrative (0,42 centesimi).