Le microparticelle di plastica non sono più solo un problema degli oceani: tracce misurabili sono state rilevate nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo e persino nelle routine più comuni, come la tazza di caffè al mattino. Una linea di ricerca recente indica che contenitori e strumenti a contatto con bevande calde possono rilasciare minuscoli frammenti polimerici, che finiscono direttamente nella bevanda.
Che cosa sono le microparticelle di plastica
Per microparticelle si intendono frammenti di materiale plastico inferiori a 5 millimetri, spesso invisibili a occhio nudo. Possono derivare dal degrado di oggetti più grandi (microplastiche secondarie) oppure essere prodotte già in dimensioni ridotte per usi industriali (primarie). La loro composizione varia: polietilene (PE), polipropilene (PP), polistirene (PS), poliesteri e multistrato carta-plastica usati nei bicchieri e coperchi per bevande calde.
Perché caffè e tè caldi sono a rischio maggiore
Il calore accelera il distacco di microframmenti dai rivestimenti plastici interni dei bicchieri monouso e dai coperchi. L’azione combinata di temperatura elevata, agitazione e contatto prolungato aumenta la possibilità che particelle e additivi migrino nella bevanda. In test di laboratorio su decine di campioni, le concentrazioni più alte sono state osservate proprio in caffè e tè serviti bollenti in contenitori usa e getta.
I numeri in tazza: ordini di grandezza rilevati
- 22 microparticelle per tazza in media con bicchieri monouso carta+plastica.
- 14 microparticelle per tazza in contenitori di vetro riutilizzabili.
- 30 microparticelle in tè preparato con alcune bustine, per rilascio da colle e rivestimenti.
Le quantità variano in base a marca, materiale, temperatura, tempo di contatto e presenza di coperchi o palette di plastica.
Possibili implicazioni per la salute
Gli effetti a lungo termine sono oggetto di indagine. Le ipotesi più discusse riguardano:
- Infiammazione: microframmenti e nanoplastiche potrebbero innescare risposte infiammatorie locali.
- Stress ossidativo: interazione delle particelle con cellule e membrane biologiche.
- Veicolo di additivi: potenziale co-trasporto di additivi plastici o contaminanti adsorbiti.
Tracce di microplastiche sono state individuate in diversi distretti corporei in studi osservazionali; la rilevanza clinica richiede ulteriori conferme e standardizzazione dei metodi di misura.
Fattori che aumentano il rilascio di particelle
- Temperatura: oltre 70–80 °C la migrazione cresce sensibilmente.
- Tempo: più a lungo il liquido resta nel contenitore, maggiore è l’esposizione.
- Agitazione: mescolare energicamente con palettine di plastica incrementa l’abrasione.
- Materiale: multistrati carta-PE, polistirene e coperchi in PP/PS sono più critici dei materiali inerti.
Strategie pratiche per ridurre l’esposizione
- Scegli contenitori riutilizzabili inerti: vetro temprato o acciaio inox (anche termici) per asporto e casa.
- Evita i coperchi in plastica con bevande molto calde; se indispensabili, rimuovili appena possibile.
- Preferisci palette in legno o metallo al posto di quelle in plastica.
- Attendi 1–2 minuti dopo l’erogazione: abbassare leggermente la temperatura riduce la migrazione.
- Bustine di tè non plastificate: scegli filtri in cellulosa non sigillati termicamente o tè sfuso con infusore in acciaio.
- Lava le tazze a mano o a bassa abrasione: prolungano la vita dei rivestimenti inerti e limitano micro-usura.
Domande frequenti
I bicchieri di carta sono davvero “di carta”?
La maggioranza è rivestita internamente con un sottile film plastico (spesso PE) per impermeabilizzare. Questo strato è la principale fonte di microframmenti quando a contatto con liquidi caldi.
Le tazze in plastica dura sono più sicure?
Le plastiche rigide possono rilasciare meno particelle rispetto ai monouso, ma restano più sensibili al calore, all’usura e ai detersivi rispetto a vetro e acciaio.
Meglio capsule, filtro o moka?
Il percorso a contatto con plastiche è in genere maggiore con sistemi a capsule; moka in acciaio/alluminio o filtro con portafiltro metallico riducono materiali polimerici nel flusso caldo.
Checklist “tazza più pulita” per bar e casa
- Offri e usa tazze riutilizzabili (vetro/acciaio) per consumi in loco e asporto.
- Adotta palette non plastiche e filtri tè senza plastiche.
- Riduci temperature e tempi di contatto nei contenitori monouso quando non sostituibili.
- Comunica al cliente le opzioni plastic-free e gli incentivi per chi porta la propria tazza.
Il quadro più ampio: aria, acqua, dieta
Il caffè in contenitori monouso è una delle molte vie di esposizione quotidiana alle microplastiche. Altre fonti rilevanti includono acqua in bottiglia, pesce e frutti di mare, sale, polveri indoor e tessili sintetici. Interventi graduali su più fronti producono un effetto cumulativo importante: filtrare l’acqua di rubinetto, ventilare e pulire gli ambienti riducendo le polveri, preferire tessuti naturali e imballaggi alternativi ai polimeri.
In sintesi operativa
Per limitare l’ingestione di microparticelle con caffè e tè: privilegia materiali inerti, limita coperchi e palette plastiche, scegli filtri e bustine senza plastiche, abbassa leggermente la temperatura e il tempo di contatto. Piccole abitudini ripetute ogni giorno fanno la differenza sulla quota totale di esposizione.











