Il Garante della Privacy apre due istruttorie nei comuni di Lecce ed Arezzo, rei di aver dato il via libera all’utilizzo, da parte dei privati, dei sistemi di riconoscimento facciale e degli occhiali smart.
Il primo intervento riguarda l’annuncio dell’impiego di tecnologie intelligenti per il riconoscimento facciale, ad opera del Comando di Polizia Locale di Lecce. L’authority rende noto che “in base alla normativa europea e nazionale, il trattamento di dati personali realizzato da soggetti pubblici mediante dispositivi video, è generalmente ammesso se necessario per l’esecuzione di un compito di interesse pubblico o connesso all’esercizio di pubblici poteri”.
Il secondo provvedimento del Garante è ai danni del comune toscano: notizie diffuse da organi di stampa annunciavano la sperimentazione, dal 1° dicembre, di ‘occhiali ad infrarossi‘ da impiegare per rilevare eventuali infrazioni, inquadrando il numero di targa e connettendosi con gli archivi nazionali, in modo da poter verificare la validità dei documenti dell’automobilista. Anche in questo caso, l’intervento dell’Authority non lascia spazio a dubbi: solo dopo aver sottoscritto il “patto per la sorveglianza urbana tra Sindaco e Prefettura”, sarà possibile, per i Comuni, impiegare sistemi di videosorveglianza.
La normativa europea sul riconoscimento facciale
Almeno fino al 31 dicembre prossimo, nel nostro Paese, non è consentita l’installazione e l’impiego di sistemi di riconoscimento facciale attraverso dati biometrici. L’Italia è, allo stato, il primo paese comunitario a vietare il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici: le uniche eccezioni ammesse, riguardano espresse disposizioni, per indagini o repressione di reati, rilasciate dall’Autorità Giudiziaria.
Quindi, attività commerciali, stadi o palazzetti dello sport, mezzi di trasporto pubblico o privato non potranno avvalersi di tecnologie intelligenti per la sicurezza.
Il comune di Lecce: “E’ un equivoco. Nessun impiego di tecnologie con dati biometrici”
Il comando di Polizia Locale leccese si difende affidando le proprie contestazioni alla testata Leccesette.it : “Nessuna telecamera con riconoscimento facciale, con il Garante solo un equivoco che chiariremo nelle sedi opportune”.
E ancora: “Si è, in verità, optato per una tecnologia che, benché all’avanguardia, non prevede il cosiddetto riconoscimento facciale. Infatti, non è ancora disponibile una idonea previsione normativa che consenta la raccolta di dati biometrici, funzionale in particolare all’identificazione dei soggetti interessati da specifiche esigenze investigative”.
L’istruttoria aperta dall’Authority per la protezione della Privacy, prevede una precisa descrizione dei sistemi da adottare, incluse anche le finalità prefissate, le basi giuridiche cui si è attinto, l’elenco delle banche dati connesse ai dispositivi e, infine, una valutazione sull’impatto del trattamento dei dati da sottoporre al titolare.
Il comando di Polizia Locale di Lecce ha precisato che la tecnologia da adottare consente di “mettere in campo azioni importanti di prevenzione: attraverso avanzati algoritmi, i sistemi di video-analisi saranno in grado di creare automaticamente una descrizione di quello che accade nel video, generando report o eventi di allarme in caso di comportamenti sospetti, ‘inattesi’ o scorretti, andando a rilevare in maniera automatica l’individuazione di particolari situazioni, come conteggio e stima della densità delle persone, situazioni di panico, rilevamento di incendi o di soggetti a terra, vagabondaggio o accesso ad aree non consentite”.
Ad Arezzo niente occhiali smart
Secondo quanto pubblicato sul proprio sito web, il comune di Arezzo avrebbe iniziato la sperimentazione per l’uso degli occhiali intelligenti fin dal 1°dicembre. Nel dettaglio, l’amministrazione comunale aretina spiegava che i dispositivi sarebbero stati impiegati per la sicurezza sulle strade ed il controllo del territorio.
Nel descrivere l’iniziativa, il Comune di specificava di voler utilizzare il sistema laBGlasses, composto da un occhiale con visore e telecamera ad alta risoluzione, integrato ad un software specifico (URBANO 2.0). La connessione con le banche dati interessate, avrebbe consentito di acquisire, in tempo reale, tutte le informazioni richieste e di leggerle direttamente sul visore stesso. Il dispositivo è anche in grado di fotografare e geolocalizzare le immagini catturate.
Anche in questo caso, la posizione del Garante per la Privacy è stata granitica: “Anche il Comune di Arezzo dovrà fornire copia dell’informativa che sarà resa agli interessati, sia cittadini a cui si riferiscono i veicoli e sia personale che indosserà i dispositivi, e la valutazione d’impatto sul trattamento dei dati che li riguarda”.