Il mistero del Chernobog, il dio nero della mitologia slava

L'oscura divinità Chernobog è divenuta famosa grazie al film Disney Fantasia, in cui viene presentata come un demone gigante.

Chernobog è una misteriosa divinità slava. Di questa figura si conosce poco o nulla. Sembrerebbe essere un dio oscuro, legato al male. Chernobog è divenuto famoso a livello mainstream grazie al film Disney Fantasia, in cui il dio nero è identificato con un demone abitante sul Monte Calvo e il suo sabba infernale assieme a diavoli e anime dannate viene fermato dal sorgere del sole e dall’intonazione dell’Ave Maria di Leopold Stokowski. Gli dei buoni erano spesso nominati a voce alta dagli slavi, mentre gli dei inferi venivano pronunciati segretamente, forse a bassa voce. Chi era Chernobog dunque?

Chernobog: il signore del male

I nomi delle divinità della mitologia slava li conosciamo grazie a manoscritti a noi pervenuti. Da quel poco che sappiamo, sembra che Chernobog fosse unadivinità dalle sembianze demoniache, dagli incredibili poteri. Chernobog fu molto temuto dalle popolazioni che credevano in lui, tanto da rinnegarlo per la sua malvagità. Chernobog è l’archetipo del male assoluto in tutta la sua perversione e irrazionalità. Come informa Fartice.com, tale divinità aiutava nelle guerre e nel commercio, ma in cambio richiedeva sacrifici speciali a coloro che lo pregavano.

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Le fonti

Il dio Chernobog era considerato la reincarnazione dal male, eterno nemico di Yasun (il dio della luce). Come informa mythus.fandom.com, Chernobog in slavo significa proprio “dio nero”. Gli studiosi hanno speculato molto su tale figura mitologica. Le uniche fonti storiche, che sono quelle cristiane, lo interpretano come un dio oscuro e maledetto, ma è incerto su come venisse realmente considerato dagli slavi. A proposito di Chernobog, tra le varie fonti a disposizione abbiamo un documento scritto intitolato Chronica Slavorum dal missionario sassone Helmold, che nella sua Chronica Slavorum dice:

“Gli Slavi inoltre usano incorrere in un mirabile errore; durante le loro riunioni e feste, passano un calice tra di loro radunati in cerchio sul quale pronunciano parole di, non direi, benedizione, ma semmai di maledizione, nel nome degli dei, buoni e cattivi, professando che tutta la fortuna propizia è dovuta al dio benefico, la fortuna avversa al dio maligno. Anche nella loro lingua chiamano il dio cattivo Diabolus o Zherneboh, il che sta a significare dio nero”. Questo testo assume un ruolo importante nella comprensione delle credenze slave. Tuttavia, bisogna precisare che questo testo rappresentaerebbe solo la concezione dei Polabi, una sotto stirpe degli slavi occidentali.

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Il mistero del Chernobog

Non è noto quali popolazioni slave conoscessero precisamente Chernobog. Non c’è storico che neghi la sua esistenza, ma si ipotizza che Helmold nel suo testo non si riferisca al dio slavo originale, bensì a una figura ibrida ideata sotto l’influenza cristiana e sarebbe l’equivalente del diavolo cristiano. Oltre ai Chronica Slavorum di Helmold abbiamo ulteriori fonti su tale divinità. Ci riferiamo precisamente a un insieme di citazioni redatte trecento anni più tardi la testimonianza del monaco, risalenti al sedicesimo secolo.

Una di queste è la Cronaca di Pomerania del 1538, in cui Thomas Kantzow scrive: “Ho finora riportato ogni sorta di infedeltà e idolatria, in cui (gli slavi nda) si erano impegnati prima dell’epoca dell’Impero tedesco. Prima ancora, si dice che le loro usanze fossero ancora più pagane. Hanno posto i loro re e signori, che hanno governato bene, al di sopra degli dei e hanno onorato i detti uomini dopo la loro morte. Inoltre, adoravano il sole e la luna e, infine, due dei che veneravano al di sopra di tutti gli altri dei. Uno lo chiamavano Bialbug, che è il dio bianco; lo reputavano un dio buono”.

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E poi ancora: “L’altro (era chiamato) Zernebug, cioè il dio nero; lo reputavano un dio che faceva del male. Pertanto, onoravano Bialbug, perché fece a loro del bene e in modo che potesse (continuare a) far loro del bene. Zernebug, d’altra parte, lo onoravano in modo che non dovesse far loro del male. E placarono il detto Zernebug sacrificando uomini, poiché credevano che non ci fosse modo migliore per alleviarlo che con il sangue umano, il che è effettivamente vero, se solo lo avessero visto nella giusta luce: che Zernebug non cerca nient’altro che la morte del corpo e dell’anima dell’uomo”.

Un’altra testimonianza è da parte di Sebastian Munster nella sua Cosmografia universale scritta nel 1550. Lo studioso riporta le seguenti note: “A questo monastero essi diedero il nome Belbug, precisamente Bialbuck, che nella lingua dei Venedi significa letteralmente ‘il dio bianco’, così da far capire che, a differenza dei loro antenati pagani (si riferisce ovviamente agli slavi nda), i cristiani non conoscevano alcun dio nero. Il nome si addice bene anche agli abiti dei premostratensi, che andavano vestiti di bianco. La fondazione del monastero avvenne nell’anno 1163″.

La mitologia norrena e la testimonianza di al-Masudi

In un antico testo norreno, la Knytlinga Saga, è menzionato un certo Tjarnaglofi, che alcuni studiosi hanno ipotizzato essere identificabile con il misterioso Chernobog. Tjarnaglofi qui appare come un hapax legomenon, ovvero un termine presente solo una sola volta nel testo. Tale parola appare nel capitolo 122, che tratta della cristianizzazione dell’isola di Rugen. Un’enciclopedia pubblicata di recente traduce questo teonimo (nome di divinità), in modo un po’ fantasioso, come “Testa nera”, “Mente nera” o, in alternativa, “Cervello nero”. È stato ampiamente affermato che Tjarnaglófi altri non è che Čьrnobogъ «Il dio nero» sotto un altro nome. Tra gli altri, questa idea è stata articolata da studiosi di grande visibilità come Ivanov, Toporov e Łowmiański. 

Come informa Brill.com, Tjarnaglofi è inoltre elencato in una lista di cinque divinità locali adorate ad Asund e nel centro di culto di Karenz (Charenza secondo l’autore Saxo Grammaticus). I cinque dei sono Rinvit , Turupið , Puruvit , Pizamar e (appunto) Tjarnaglófi. Un’altra fonte preziosa in cui apparirebbe Chernobog è l’opera Le praterie d’oro dell’enciclopedista arabo al-Masudi, vissuto nel X secolo. È stato ipotizzato che un tempio slavo descritto nell’opera potrebbe riflettere il culto di Čьrnobogъ tra gli slavi nordoccidentali o gli slavi orientali. Nel capitolo  66 intitolato “Descrizione delle strutture venerate dagli slavi” tratta di tre templi di tale popolazione. In particolare, fornisce una relazione allettante ed enigmatica di un idolo senza nome in un tempio (o recinto sacro) in cima a una montagna nera. Il piedistallo dell’idolo presenta animali neri (sculture probabilmente) e persone di carnagione scura.

Il presunto Chernobog è raffigurato come “un idolo gigante a forma di uomo appoggiato e presentato come una persona anziana. Ha un bastone in mano, con il quale agita le ossa dei morti nelle bare. Sotto il suo piede destro ci sono raffigurazioni di vari tipi di formiche, sotto l’altro [piede] ci sono corvi molto neri … E altre (forse altre varietà di corvi nda)”. È difficile essere ottimisti sul valore storico di questo racconto. 

Da un lato, è vero che al-Masudi viaggiò molto per la maggior parte della sua vita e che molti dei suoi racconti provenivanoda osservazioni personali o furono acquisiti attraverso contatti personali presi durante quei viaggi. Dall’altro è improbabile che lo studioso e viaggiatore arabo sia mai giunto in terra slava.