La nuova crisi nel Paese nordafricano ha portato molti italiani che vi lavorano, tra i quali funzionari dell’ambasciata italiana a Tripoli e operatori nel campo della cantieristica, dell’impiantistica e della manutenzione, a tornare in Italia e ad abbandonare le proprie mansioni.
I pericoli della drammatica situazione libica si ripercuotono quindi non solo sulla sicurezza del nostro Paese ma anche sugli scambi commerciali con un rallentamento delle esportazioni italiane in Libia. Per il Presidente della Camera di Commercio italo-libica Gianfranco Damiano, non è la prima volta che gli italiani si trovano in una situazione di disagio come quella attuale. Damiano afferma: “ Ho vissuto anche la stagione della rivoluzione che è stata molto problematica, ma penso che la questione dell’Isis a Sirte potrebbe fare da catalizzatore tra i due governi per un nemico unico, come lo è stato Gheddafi e su questo l’Italia dovrebbe aprire un tavolo ed essere fautore di un dialogo sui tempi lunghi.” La portata degli interscambi commerciali tra il nostro Paese e la Libia equivale a 11 miliardi di euro con il paese maghrebino che occupa il dodicesimo posto come fornitore e il trentatreesimo come cliente del nostro Paese. I maggiori scambi avvengono soprattutto per i prodotti energetici dato che la Libia è tra i primi Paesi con la maggior riserva di greggio dell’Africa e la quarta di gas naturale. Nella mattinata di ieri i titoli Eni, Total e Respol quotati in Borsa hanno temuto il peggio dopo le prime debolezze dovute all’incertezza della situazione libica, chiudendo però in linea con l’indice europeo dei titoli di settore al -0,32%.
Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, l’interscambio tra Italia e Libia è calato arrivando nel 2013 a 10,942 miliardi di euro, quota di certo molto inferiore rispetto al 2008 quando si è arrivati a 20,050 miliardi, ma è nel 2011 che si è toccati il picco negativo con 4,583 miliardi e un calo delle esportazioni del 77% e delle importazioni del 67%, tutto dovuto alla rivoluzione contro Gheddafi. Per un quadro più recente della situazione si fa riferimento al primo semestre del 2014, quando l’esportazione dell’Italia è arrivato a 1,732 miliardi mentre l’import a 3,054 miliardi con un totale di scambi di 4,786 miliardi. Il 56% delle vendite italiane a Tripoli sono prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e in misura decisamente minore, macchine di impiego generale o speciale e apparecchiature di cablaggio. Dalla Libia invece l’Italia esporta soprattutto gas naturale e petrolio.