ISTAT: l’aumento dei prezzi frena l’economia

Stipendi ancora troppo bassi e l'aumento dei prezzi del carrello fa paura alle famiglie

Non arrivano buone notizie dal fronte economico per il nostro paese. Ad avere l’arduo compito di dare gli aggiornamenti in merito è stato il presidente facente funzione dell’Istat Francesco Maria Chelli in audizione sulla Nadef.

La prima cattiva notizia arriva dalle stime del tasso di crescita tendenziale hanno subito una lieve revisione, risultando pari al 2,1% nei primi tre mesi dell’anno (da +2,0%) e allo 0,3% nel secondo trimestre (dal +0,4% precedente). In base ai dati sciorinati dall’Istat la crescita annuale del nostro paese dovrebbe attestarsi intorno a un misero 0,7%.

Ma il dato più preoccupante arriva dai salari, rimasti inchiodati ai valori del 2009. Considerato lo straordinario aumento dei prezzi di circa il 9%, la differenza media registrata tra l’aumento dei prezzi più inflazione rispetto all’aumento dei salari è stata del 12%. Ovviamente questo dato è differente da settore in settore, ma l’Istat ha rilasciato i dati per i macrosettori principali:

  • Agricoltura 4,1% di differenza
  • Industria 4,7% di differenza
  • Servizi per privati 13,6% di differenza
  • Pubblica amministrazione 19,5% di differenza

Il crollo demografico

A rendere ancora più cupo il quadro generale è il progressivo spopolamento che sta investendo il nostro paese e, in particolare, le regioni del Sud Italia. Secondo recenti stime, infatti, l’Italia potrebbe passare da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 milioni nel 2030, a 54,4 milioni nel 2050 fino a 45,8 milioni nel 2080.

Un dato preoccupante che investirà maggiormente le regioni del Sud che potrebbero perdere in tutto 3,6 milioni di persone durante il processo di spopolamento.