La Camera dei Rappresentanti approva indagine di impeachment contro Joe Biden

Al via la mozione di impeachment contro il presidente Joe Biden: entrerà nel vivo nel 2024, anno delle prossime elezioni

Mercoledì la Camera dei Rappresentanti statunitense ha approvato la mozione di impeachment nei confronti del presidente Joe Biden, accusato di aver sfruttato il suo peso politico quando era il vice di Barack Obama favorendo la carriera del figlio Hunter Biden, figura controversa e che negli scorsi anni ha accumulato una accusa dopo l’altra, tra cui l’ultima di aver evaso il fisco statunitense. Non solo, Biden sarebbe accusato dai repubblicani anche di aver mentito agli elettori quando era in campagna elettorale prima di entrare nella Casa Bianca, in quanto è emerso che avrebbe ricevuto 15 milioni di dollari da governi e enti stranieri (soprattutto cinesi).

La risoluzione per formalizzare l’impeachment ha avuto il voto favorevole di 221 deputati (tutti repubblicani), proseguirà nei prossimi mesi (quindi anche nel 2024, anno in cui Biden dovrebbe candidarsi tra le fila democratiche contro Donald Trump) e si occuperà di fornire prove a favore della accusa dei repubblicani, i quali più volte hanno parlato di impeachment nei confronti del presidente in carica a partire da quando hanno ottenuto la maggioranza nella Camera, lo scorso gennaio. “Invece di fare qualsiasi cosa per aiutare a migliorare la vita degli americani, sono concentrati ad attaccarmi con bugie”, ha commentato il presidente subito dopo il voto.

- Advertisement -

Da gennaio si sono moltiplicate le inchieste sia contro Joe Biden che contro il figlio Hunter, che ha più volte ripetuto che il padre non ha mai avuto nessuna influenza nei suoi affari con aziende e organizzazioni d’oltreoceano (soprattutto in Ucraina e in Cina). Tuttavia, numerosi documenti e fonti hanno confermato che negli anni della sua vice presidenza, Biden avrebbe incontrato più volte figure vicine al figlio. Tra cui i dirigenti di Burisma, società che aveva messo sotto contratto Hunter nel 2015 senza un apparente motivo con uno stipendio di oltre 83mila dollari l’anno. Joe Biden in quel periodo era anche rappresentante della politica Usa-Ucraina per l’amministrazione Obama.

Nell’ottobre 2020 il New York Post pubblicò un’inchiesta che fece molto rumore negli Usa in cui si spiegava appunto che l’allora vice di Obama ebbe molti incontri con diversi membri del CdA del colosso ucraino, diventato protagonista di un caso internazionale con al centro la controversa figura di Mykola Zlochevsky, patron e fondatore della società di gas, accusato di reati quali evasione fiscale e riciclaggio di denaro. Secondo quanto riferito da Devon Archer, ex socio e amico di lunga data di Hunter, in una testimonianza a porte chiuse davanti alla commissione repubblicana del Congresso, Joe Biden ebbe modo di “salvare” Zlochevsky dalle accuse del procuratore ucraino Viktor Shokin, rimosso nel 2016 per motivi ancora poco noti (secondo i repubblicani, i Biden ebbero un ruolo chiave nel rimuoverlo).

- Advertisement -

Per Archer, mettere nel CdA di Burisma il figlio del vice presidente significava “proteggere” Zlochevsky, la cui reputazione è sempre stata in crisi e che è riuscito a rientrare in Ucraina soltanto nel 2018, a quattro anni di distanza dalla sua rocambolesca fuga dal paese.