Filippine. Isola di Luzon. Sono stati ritrovati fossili appartenenti ad una nuova specie umana, chiamata Homo luzonensis. Alle attività di scavo hanno partecipato il Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi e la University of Philippines Diliman.
I reperti provengono dalla grotta di Callao, sita sull’isola più grande e popolosa dell’arcipelago filippino. Essi sono relativamente recenti, infatti risalgono a un periodo compreso tra 50 e 67 mila anni fa (Tardo Pleistocene). Questo ed altri studi compiuti negli ultimi anni potrebbero fornire importanti informazioni per ricostruire l’evoluzione dell’uomo in Asia.
Homo: dall’alba al presente
Si ritiene che il genere Homo – di cui fa parte anche la nostra specie – abbia avuto origine in Africa, più di 2 milioni di anni fa. Tra le peculiarità di questo gruppo figurano la postura bipede – che permette alle mani di specializzarsi per afferrare gli oggetti – e un progressivo ingrandimento del cervello.
Tradizionalmente, H. abilis è considerato uno dei primi membri del genere, dotato di un cervello relativamente grande (con un volume medio di 612 cm3) e capace di impiegare semplici oggetti di pietra.
Parente, se non suo discendente, H. erectus, che possiede una scatola cranica di volume maggiore – da 850 a 1100 cm3 (contro i 1360 cm3 dell’uomo moderno). Questa specie – i cui resti più antichi risalgono a circa 1.9 milioni di anni fa – si diffuse dall’Africa all’ Europa e all’Asia, ed è possibile facesse uso del fuoco per cuocere gli alimenti.
Fossili rinvenuti in Europa e risalenti a circa 400 mila anni fa, testimoniano l’evoluzione di H. neanderthalensis, il quale colonizzò anche l’Asia. Questi uomini erano dotati di un fisico tozzo e possente; inoltre le dimensioni del loro cervello erano molto elevate (in media, 1450 cm3). È possibile avessero sviluppato una forma di linguaggio e, perfino, rituali religiosi.
Approssimativamente 100 mila anni dopo, in Africa, comparve la nostra specie, H. sapiens, che si sarebbe poi diffusa in tutto il mondo. Gli uomini moderni hanno convissuto con i Neandertal e, secondo studi recenti, si sarebbero ibridati con essi. Con l’estinzione di H. neanderthalensis, avvenuta circa 30 mila anni fa, H. sapiens è divenuta l’unica specie ancora esistente del genere Homo.
Una nuova specie dalle Filippine
I primi scavi, avvenuti nel 2007 sotto la guida di Armand Salvador Mijares (archeologo esperto di migrazioni umane nelle isole del sud-est asiatico, presso la University of the Philippines Diliman), hanno portato al ritrovamento di un osso del piede, detto “metatarso”, risalente a circa 67 mila anni fa. In un articolo pubblicato nel 2010, venne descritto come avente caratteristiche compatibili col genere Homo¸ tuttavia la mancanza di sufficiente materiale aveva impedito di identificarne con certezza la specie.
Dal 2011 al 2015, le attività di ricerca furono riprese da un team guidato da Florent Détroit (paleoantropologo presso il Musée de l’Homme, facente parte del Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi) e Armand Mijares, e i risultati sono stati recentemente pubblicati su Nature. Durante gli scavi, sono stati portati alla luce ulteriori fossili, che hanno permesso di realizzare un quadro più completo delle caratteristiche anatomiche di questi antichi uomini. In totale, sono stati recuperati 13 reperti, di cui 7 denti e 6 ossa (un femore incompleto, due falangi dei piedi e due delle mani), appartenuti ad almeno tre individui vissuti tra 50 e 67 mila anni fa.
Mentre i molari – di dimensioni molto ridotte – presentano caratteristiche simili a quelli di H. sapiens (e anche di specie più primitive come H. erectus), i premolari possiedono due o tre radici, caratteristica molto rara nell’uomo moderno (di solito ve n’è una sola). Inoltre, le falangi hanno una forma curva, che ricorda la struttura anatomica degli antichi australopiteci. Ciò suggerisce che questi individui camminassero eretti ma, allo stesso tempo, avessero buone abilità di arrampicata.
Secondo i ricercatori, questa singolare commistione di caratteri non è condivisa da alcun altro membro del genere Homo, e per tale ragione indica il ritrovamento di una nuova specie, appunto H. luzonensis.
La conquista dell’Asia
Non lontano dal luogo di ritrovamento dei resti di H. luzonensis, il team di Mijares ha rinvenuto utensili in pietra vicino a ossa di rinoceronte, le quali recavano segni di macellazione. I reperti, molto più antichi di quelli della grotta di Callao, risalgono a 700 mila anni fa, e non è certo se siano collegati all’uomo di Luzon o, addirittura, ad un’altra specie da cui potrebbe essersi evoluto. Se la prima ipotesi fosse corretta, ciò potrebbe indicare che questi uomini erano abili cacciatori. In ogni caso, è evidente come l’isola di Luzon sia stata colonizzata in un tempo molto remoto, ben prima della comparsa dell’uomo moderno.
L’uomo di Luzon non è l’unica specie rinvenuta sulle isole del sud-est asiatico; ad esempio, sono stati ritrovati fossili di H. floresiensis sull’isola di Flores, in Indonesia. Questa specie – soprannominata “Hobbit” per la sua bassa statura (attorno a 1 m, similmente a H. luzonensis) – visse in un periodo compreso fra 190 e 54 mila anni fa e presentava caratteristiche intermedie fra uomini primitivi e moderni.
Secondo alcuni scienziati, queste specie non erano in grado di fabbricare imbarcazioni, ma furono in grado di raggiungere le isole in seguito a eventi accidentali – ad esempio, trasportati dalle correnti degli tsunami. Tuttavia, alla luce delle scoperte fatte a Flores, Luzon e Sulawesi – isola indonesiana dove furono trovati utensili antecedenti l’arrivo di H. sapiens – è stato suggerito che, almeno in determinate circostanze, questi uomini primitivi abbiano attivamente solcato il mare alla ricerca di nuovi territori.
Alcuni scienziati hanno espresso dubbi riguardo la validità di H. luzonensis. Bernard Wood (professore di origini umane presso la George Washington University), afferma che gli esemplari descritti nell’articolo potrebbero piuttosto rappresentare una popolazione insulare. Secondo tale ipotesi, pochi individui avrebbero raggiunto l’isola e, separati dalle comunità sulla terraferma, avrebbero progressivamente sviluppato bizzarre caratteristiche anatomiche, senza però dare origine a una nuova specie.
Ulteriori ricerche saranno necessarie per fare chiarezza sull’esistenza dell’uomo di Luzon, anche considerata l’impossibilità di recuperare frammenti di DNA dai reperti ad oggi rinvenuti. In ogni caso, risulta sempre più evidente come l’evoluzione dell’uomo in Asia sia stata molto più complessa di quanto creduto finora. Varie specie di uomini coabitavano il continente, da H. sapiens a H. floresiensis, e non è escluso che molte altre siano identificate in futuro.