Si aggrava la posizione di Adil Harrati, l’uomo attualmente richiuso nel carcere di Regina Coeli perché indiziato dell’omicidio di Rossella Nappini: l’analisi delle telecamere della zona, delle celle telefoniche e alcune testimonianze raccolte lasciano pochi dubbi sulla sua colpevolezza.
L’arma del delitto, un coltello sicuramente, non è stata ancora ritrovata ma gli inquirenti stanno lavorando al movente dell’omicidio e, alla luce delle prove raccolte, sono pronti a richiedere l’aggravante per “omicidio volontario premeditato”.
Le telecamere di sorveglianza ed una testimone sembrano confermare la presenza del presunto omicida
Sia le videocamere della zona che la verifica delle celle telefoniche confermerebbero la presenza di Harrati nei pressi della palazzina dove Rossella ha trovato la morte; anche la testimonianza di un vicina di casa della vittima è di notevole rilievo. La signora afferma infatti di aver sentito dapprima delle urla, di essersi quindi affacciata alla finestra e di aver visto un uomo, probabilmente con le caratteristiche fisiche riconducibili all’indiziato, scappare via dallo stabile.
Nel frattempo si è saputo che l’operaio marocchino si trovava in Italia irregolarmente senza permesso di soggiorno, che coabitava con un inquilino della sua stessa nazionalità e che svolgeva lavori saltuari di vario genere per riuscire a sbarcare il lunario.
Aveva conosciuto Rossella durante i lavori di ristrutturazione dello stesso palazzo teatro dell’omicidio, tra i due era nata un’amicizia poi trasformatasi in relazione; lei lo aveva lasciato da tempo ma sembrava che lui non si rassegnasse continuando ad importunarla e stalkerizzarla.