Le acque reflue, influenzate dalle attività umane domestiche, industriali e agricole, costituiscono un ambito cruciale di studio. L’Università Statale di Milano, sostenuta dai finanziamenti UE e nell’ambito del partenariato NextGenerationEU-MUR PNRR sulle malattie infettive emergenti, ha condotto una ricerca rivoluzionaria. Gli scienziati ritengono che l’analisi dei virus presenti nelle acque reflue urbane offra un mezzo efficace per anticipare epidemie future e monitorare la diffusione di malattie esistenti, tra cui il Coronavirus.
La ricerca si concentra soprattutto sugli enterovirus
L’attenzione si concentra principalmente sugli enterovirus, virus a RNA di dimensioni ridotte che si diffondono attraverso il contatto diretto con secrezioni respiratorie, feci e ambienti contaminati.
Questo studio mira a potenziare la nostra comprensione delle fonti di infezione e a sviluppare strategie preventive più efficaci. L’implicazione principale è che l’analisi delle acque reflue potrebbe diventare un prezioso strumento per garantire la salute pubblica, contribuendo a prevenire e gestire future emergenze sanitarie.
Metodo per identificare i virus
La dottoressa Laura Pellegrini, una rinomata ricercatrice del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute presso l’Università di Milano, ha condiviso il suo straordinario metodo di identificazione dei virus nelle acque. Questo metodo, sviluppato e perfezionato durante un decennio di ricerca, è stato applicato con notevole successo all’individuazione del Sars-CoV-2, insieme ad altri patogeni come gli enterovirus non polio e gli adenovirus. La rilevanza di questa ricerca si estende alle sfide emergenti, inclusi i virus influenzali stagionali e, più recentemente, il virus sinciziale.
Durante il periodo compreso tra marzo 2020 e dicembre 2022, il team di ricerca ha effettuato campionamenti delle acque reflue nell’area metropolitana di Milano. È emerso che i picchi di concentrazione dei virus sono aumentati immediatamente dopo l’allentamento delle restrizioni imposte durante la pandemia. Ciò ha confermato che le persone infette possono eliminare quantità significative di virus attraverso il sistema di smaltimento, anche in assenza di sintomi evidenti.
Le ricerche devono continuare per studiare un metodo per prevedere l’insorgenza di casi clinici in anticipo
La dottoressa Pellegrini ha sottolineato l’importanza cruciale di questa sorveglianza, poiché consente di individuare il virus in anticipo, consentendo la previsione dell’insorgenza di casi clinici a distanza di tempo. Le tempistiche variano in base alle caratteristiche specifiche del virus; nel caso del Sars-CoV-2, si aggirano intorno a una settimana, mentre per gli enterovirus, è stato possibile identificarli addirittura un mese prima. Questo approccio innovativo potrebbe avere un impatto significativo sulla gestione delle malattie infettive e svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione delle future epidemie.










