Troppi morti per l’Iphone sotto carica caduto in vasca

Sono troppe le vittime folgorate dal proprio smartphone caduto in acqua. Mistero attorno al famoso smartphone dell’Apple.

Kseniya stava facendosi il bagno tenendo tra le mani il suo inseparabile iphone quando il telefonino le è scivolato dalle mani. Così la dodicenne russa è rimasta folgorata.

Secondo le ricostruzioni, la ragazza era tornata a casa dopo un allenamento e si stava rilassando nella vasca ascoltando musica dal suo smartphone. L’iphone in questione era attaccato alla presa di corrente tramite il caricabatterie quando le è scivolato dalle mani per finire in acqua. Kseniya è morta all’istante.

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Questo caso, purtroppo, non è isolato.

Sempre a Mosca nel 2015 fu una ragazza di ventiquattro anni a morire in modo analogo. Sempre un iphone, il protagonista della tragedia.

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Anche Irina Rybnikova, quindicenne russa, campionessa di arti marziali, è morta folgorata lasciando cadere accidentalmente il suo iphone nella vasca da bagno. I parenti hanno riferito che il telefonino era collegato al caricabatterie quando è avvenuto il dramma.

Yury Agrafonov, a capo del dipartimento radio-elettronica della Irkutsk State University ha affermato: ”L’acqua è un conduttore di corrente ed è il motivo che ha scatenato la tragedia. Se il telefono non fosse stato collegato a una fonte di energia da 220 volt non sarebbe successo nulla”.

Inevitabilmente scatta il giallo intorno allo smartphone dell’Apple

Inizialmente, ipotesi sostenuta anche dall’azienda Apple in persona, sembrerebbe essere il caricabatterie non originale utilizzato per la carica del cellulare la causa delle morti. Infatti, i prodotti a marchio Apple dovrebbero staccare il flusso di corrente al contatto con l’acqua.

Queste ipotesi però non reggono con l’aggiunta del caso di Richard Bull, un uomo inglese di trentadue anni, rimasto folgorato dal suo iphone. Secondo i primi rilievi, infatti, che hanno permesso un’analisi delle varie ustioni, lo smartphone sarebbe stato appoggiato sul petto dell’uomo provocandone la morte. L’uomo avrebbe collegato il suo Iphone con una prolunga alla presa di corrente, per poterlo utilizzare anche immerso nella vasca da bagno. Nell’episodio specifico l’evento è stato causato chiaramente da un uso imprudente del dispositivo.

Daily Mailmedico legale del trentaduenne scomparso tragicamente, invierà un rapporto dell’accaduto al produttore del dispositivo chiedendo di avvertire i clienti del pericolo.

Mail, infatti, afferma: “Questi dispositivi, apparentemente innocui, possono essere pericolosi come un asciugacapelli, se usati in bagno”.

Di chi è la colpa?

Molti consumatori, esperti di elettronica, sono intervenuti con pareri notevolmente discordanti. Alcuni dichiarano che gli alimentatori, anche se non originali ma omologhi, sono perfettamente funzionanti e non pericolosi e che sia proprio l’azienda Apple a giocare su queste teorie come strategia di marketing per vendere i propri prodotti originali.

Caricabatterie Apple

Molti altri, invece, entrano più nel dettaglio e sostengono che gli alimentatori contengono un trasformatore a bassa o alta frequenza per tenere le due parti isolate fra loro trasferendo l’energia dall’una all’altra.
Gli alimentatori e i circuiti sono sempre più piccoli, diminuisce quindi anche la distanza fra gli elementi dei circuiti primari e quelli dei circuiti secondari.

Questo significa che poche gocce d’acqua che entrano e si vanno a disporre fra i due possono causare una pericolosa perdita sul trasformatore, può bastare anche solo una goccia. Si tratta di un problema che può colpire anche il miglior alimentatore nel caso si bagna e questo non sia ermetico.

Tornando all’ammissione di Agrafonov, possiamo dire che è corretta, almeno in parte. All’interno dei telefonini odierni c’è una batteria che non rilascia corrente verso l’esterno anche quando il dispositivo è acceso. Non a caso, cresce sempre più il numero di smartphone con certificazione IP67 o IP68, capaci di resistere a cadute accidentali in acqua o a immersioni più profonde e durature.

Il problema qui è la connessione del cellulare ad una sorgente elettrica, che porterebbe a seri incidenti solo in determinate situazioni. C’è un però: la potenza da 220 volt di cui parla il capo del dipartimento non viene trasferita, totalmente, al cellulare perché ridotta e canalizzata dal trasformatore inserito nel caricabatterie. Al contrario, avremmo smartphone bruciati al primo caricamento.

Caricatore e salva vita

Lo smartphone di per sé non veicola elettricità. Anche se fosse agganciato alla presa a muro e da questa si staccasse per finire in acqua, la quantità di corrente che dalla porta di alimentazione passa per il cavetto non sarebbe tale da causare una folgorazione. Certo, porte difettose o cavi sbucciati con parti scoperte indurrebbero esiti pericolosi  ma sono solo congetture che le indagini dovranno chiarire.

Una possibilità, la principale da vagliare, è quella della caduta in acqua di tutto il caricatore, i cui “dentini” potrebbero essere il presupposto del passaggio di corrente da una fonte primaria attraverso il conduttore, e da qui alla persona immersa. Una potenza sicuramente minore di 220 volt ma resa rischiosa da alcune condizioni, come l’assenza di un salvavita.

Ed è quanto successo nel 2017 ad una ragazza di Crotone, folgorata da una ciabatta caduta nella vasca, alla quale era attaccato un telefonino in ricarica. Analisi seguenti hanno verificato la mancanza del corretto funzionamento del salvavita per il by-passaggio del contatore con uno non di legittima proprietà.

Se fosse stato attivo, la corsa della corrente si sarebbe fermata al primo sovraccarico. Una concomitanza di fattori che sono costati cari alla diciottenne italiana e che tornano in mente nel caso, ancora da appurare, di Irina.