4000 nuovi assunti nella pubblica amministrazione

Presentato dal Governo un emendamento in manovra per permettere alle Regioni di assumere fino a 4.000 persone da destinare ai Centri per l’impiego.

Il Governo vuole l’assunzione di 4000 impiegati per i Cpi

Consapevole che il reddito di cittadinanza previsto dalla manovra non potrà trovare una sua completa attuazione, se contemporaneamente non vi sarà un’importante riforma degli attuali Centri per l’impiego con l’assunzione di 4000 nuovi impiegati a cui sarà affidato il compito, come si legge nel programma del M5 stelle, di “far incontrare davvero domanda e offerta di lavoro e garantire formazione continua a chi perde l’occupazione, in quanto con la flex security le imprese sono più competitive e le persone escono dalla condizione di povertà”. Proprio per questo tra i 54 emendamenti alla manovra presentati dal Governo, che la Commissione Bilancio comincerà a esaminare a partire dalle ore 18 di domenica 2 dicembre per permetterne l’arrivo in aula per la discussione generale di mercoledì mattina, vi è anche quello che prevede la possibilità per le Regioni di assumere fino a 4.000 persone da destinare ai Centri per l’impiego. Questa modifica alla manovra, che dovrebbe essere inserita nell’articolo che istituisce il fondo per il reddito di cittadinanza, ipotizza una spesa di 120 milioni di euro nel 2019 e 160 milioni nel 2020, recuperando le risorse per questo primo biennio innanzitutto dal fondo di un miliardo stanziato per i centri per l’impiego e in seguito direttamente dai fondi per il reddito di cittadinanza.

Di fatto queste assunzioni si inseriscono in quel percorso previsto da una nota di aggiornamento al Def nella quale si legge: «La ristrutturazione dei centri per l’impiego dovrà puntare a rendere omogenee le prestazioni fornite e realizzare una rete capillare in tutto il territorio nazionale» nel momento in cui sarà approvata la norma sul reddito di cittadinanza.

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Allo stato attuale incapaci di rispondere alle nuove funzioni affidateli dal Governo

Una misura indispensabile per iniziare a rendere più efficienti i Cpi attualmente in stato comatoso e con un personale perlopiù costituito da burocrati, incapaci di dare oggi un’efficiente risposta alle esigenze di migliaia di disoccupati che ogni giorno vi si rivolgono alla ricerca di un’opportunità di lavoro. Questa difficile situazione potrebbe ulteriormente aggravarsi con il varo del reddito di cittadinanza come riconosciuto da Stefano Buffagni, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in quota Movimento 5 stelle: “C’è il rischio che la macchina per erogare il reddito di cittadinanza non riesca subito a essere a regime come noi vorremmo”. Lo stesso Buffagni spiega, indicando le difficoltà che si incontreranno nell’attuazione di questa misura, che “I centri per l’impiego dormienti per anni, di colpo andranno rivitalizzati e al contempo gli enti pubblici dovranno gestire tutta quella forza lavoro che grazie all’ottenimento del reddito, verrà messa a disposizione per le ore di lavoro socialmente utile”

Cpi incapaci di rispondere alle esigenze di chi vi si rivolge

Emendamento quello da oggi in discussione che sembra però rispondere anche alle preoccupazioni espresse davanti alla Commissione Lavoro del Senato quest’estate, dal presidente dell’Istat Giorgio Alleva, il quale ha affermato che “Nel 2017 il ricorso ai Centri per l’impiego è stato ritenuto utile solamente dal 2,4% delle persone in cerca di occupazione”, Alleva che ha poi aggiunto come attualmente le appena 8mila persone che lavorano presso i 501 centri sparsi su tutto il territorio italiano, hanno in carico una media di 360 disoccupati a testa da seguire con strumenti informatici molto spesso arretrati e troppo spesso sommersi da scartoffie burocratiche, con ripercussioni negative sulle funzioni svolte da questi enti trasformatisi ormai, solo in semplici sportelli di assistenza ai sussidi spettanti ai disoccupati.

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Carenza di personale che viene denunciato dagli stessi Cpi

Secondo i responsabili mancano almeno 5.500 dipendenti per svolgere al meglio le funzioni per legge a oggi previste e destinate a cambiare e aumentare nel prossimo futuro; personale che sicuramente dovrebbe essere più qualificato rispetto a quello oggi in forza, come evidenziano le statistiche interne che vedono il 12% dei dipendenti in possesso solo della licenza media, il 56,3% del diploma e il 28% della laurea con una limitata presenza pertanto, di figure specialistiche.

Non stupisce dunque che chi cerca lavoro in Italia lo trovi soprattutto grazie ad amici, parenti o conoscenti (il 40,7% per l’Istat) o rivolgendosi direttamente all’azienda (il 17,4%), mentre solo il 2,4% trova un’occupazione grazie ai Centri per l’impego, in termini numerici appena 37mila posti di lavoro ogni anno.