L’ultimo Dpcm emanato dal Governo e reso noto dal primo ministro Giuseppe Conte con un’apposita conferenza stampa, ha provocato molti malumori soprattutto per gli addetti ai lavori di cinema, teatri e spettacoli in generale. Molti i vip che si sono messi in prima fila per difendere la categoria: da Claudia Gerini a Pierfrancesco Favino, ma anche Claudio Santamaria, hanno manifestato la loro preoccupazione per aver fermato un settore che dà lavoro a milioni di persone che oggi rischiano il lastrico.
Esposto personalmente anche Alessandro Gassman reduce dal successo di Io Ti cercherò, fiction targata Rai che ha ottenuto ascolti inaspettati. L’attore ha commentato la tragica situazione che stiamo vivendo alla trasmissione radiofonica di Radio 2 Vivavoce, un intervento diretto a tutelare i lavoratori del cinema e del teatro così come quelli dell’universo musicale:
“La mia posizione è quella di un normale cittadino che legge i messaggi che arrivano dalla scienza. I teatri e i cinema hanno fatto un grandissimo sforzo, limitando tantissimo la capienza nelle sale. Sarei curioso di sentire il parere dei medici, vorrei sapere da uno scienziato, un esperto se sia giusto chiudere i cinema e i teatri. È una precauzione necessaria? La cultura è un bene necessario, non possiamo privarcene.” L’attore ha poi aggiunto che spera che la sospensione duri poco:” Sarebbe minare la società. Mi auguro che questo arresto di cinema e teatri possa durare poco. E che anche i musei possano continuare, con le dovute precauzioni, a fare il loro lavoro. Abbiamo bisogno di questo. È la nostra vita: non soltanto di artisti ma anche di cittadini“.
Alessandro Gassman: “Non siamo solo tempo libero”
Infastidito come molti degli attori, cantanti ma anche operatori e chi lavora nel mondo dello spettacolo anche dietro le quinte, Gassman ha ribadito che non apprezza di essere considerato solo del tempo libero: “Non siamo tempo libero. Siamo lavoro e molto di più. Non condividiamo le decisioni prese su cinema e teatri, e non da oggi. Come intendete sostenere i lavoratori? Perché non ci ascoltate, rispondendo alla nostra richiesta di un incontro?”.