Saper nuotare è importante, bisogna imparare a stare “responsabilmente” nell’acqua fin da piccoli per evitare il peggio, ovvero, l’annegamento un fattore di morte considerato dall’OMS e altri istituti sanitari una vera e propria emergenza con incidenza di crescita soprattutto in estate.
Annegamento, il numero delle vittime annuali
A livello medico si parla di sindrome di annegamento quando si va a fondo nell’acqua senza riuscire a riemergere, si entra in uno stato di asfissia acuta causata dall’ingresso nei polmoni dell’acqua, lo spazio alveolare polmonare non si riempie più d’aria e preme sul cuore fino all’arresto cardiaco o infarto.
Una morte dolorosa che all’anno crea ben 372.000 vittime, molti sono bambini, 5000 circa le vittime tra 1 e 4 anni, 175.000 decessi sono nella fascia di età 0-17 anni, il sesso più a rischio è quello maschile, si annega soprattutto in piscina a causa della scarsa sorveglianza dei genitori. In Italia si registrano 1000 decessi e ricoveri l’anno per annegamento, l’incidenza sta crescendo nella popolazione anziana soprattutto al mare, motivo di annegamento o rischio di morte in acqua è lo scarso allenamento o mancata predisposizione all’attività fisica, l’annegamento provoca morte anche per infarto o problema cardiaco-polmonare.
Annegamento e pre-annegamento: prevenire è curare
Il salvataggio in acqua prevede una preparazione medica, atletica e psicologica, i tempi sono importanti nell’intervento così come le fasi dell’annegamento. Infatti, esiste un pre-annegamento, rappresenta la fase in cui il corpo ancora non sta entrando nella forma di asfissia acuta, ovvero non riesce a respirare a causa del riempimento di acqua dei polmoni. La fase di annegamento che avviene quando il corpo è sommerso completamente dall’acqua o altro liquido è suddiviso in tre fasi la cui ultima porta alla morte per: arresto cardiaco. Pre-annegamento e annegamento possono avvenire in stato cosciente o non cosciente, la velocità delle fasi come anche le patologie che il fisico vive si differenziano tra acqua dolce (lago o fiume), acqua marina, acqua clorata in piscina, acqua calda o tiepida in una vasca da bagno. Durante l’annegamento con l’ingresso dell’acqua nel corpo si subiscono processi di ipotermia, infezioni batteriche, alterazione metabolica.
Emergenza ospedaliera e extra ospedaliera
Come spiegato, la gravità clinica dell’annegamento ha una sua classificazione definita di Simckock, l’intervento prevede sempre una fase extra ospedaliera che inizia dal salvataggio e continua con l’attesa dell’ambulanza, l’intervento ospedaliero.
Un paziente che sta annegando bisogna salvarlo in maniera tempestiva, togliere la vittima dall’acqua e valutare lo stato di coscienza è la prima fase del trattamento extra ospedaliero. Mentre si attende l’ambulanza e l’arrivo in ospedale bisogna controllare le vie aeree, la presenza di circolo e la possibilità di traumi spinali. Bisogna garantire ventilazione, monitorare le aritmie cardiache, cercare di mantenere adeguata temperatura corporea; il paziente in forte ipotermia va trasportato con urgenza in ospedale.
Il trattamento intraospedaliero dell’annegamento prevede supporto e monitoraggio delle funzioni vitali, correzione delle alterazioni organiche e dell’ipotermia. Tutti questi processi vengono seguiti con macchinari e flebo che somministrano liquidi e sostanze importanti. Come spiega Ci sono due gestioni importanti: delle complicanze precoci e delle complicanze tardive. Sono gli effetti dell’acqua contenuta nello stomaco, dei batteri che sono penetrati, del trauma spinale o fisico. Le complicanze tardive riguardano gli effetti su lungo tempo dell’annegamento con problemi e patologie gravi da affrontare come possibile encefalopatia, polmonite, ascessi e vari.