Anoressia nervosa: cos’è e come riconoscerla

sintomi, cure e rimedi

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dal rifiuto del cibo, che nasce per la paura morbosa di ingrassare; il comportamento tipico consiste in una riduzione costante della quantità di cibo o in vere e proprie abbuffate seguite da vomito,  uso di pillole lassative e diuretiche, attività fisica e continua con l’obiettivo di perdere peso. Alla base dell’anoressia e degli altri disordini alimentari ci sono molteplici fattori, di natura biologica, genetica, ambientale, sociale e psicologica.

Nella maggioranza dei casi l’anoressia insorge nell’adolescenza, ma il disturbo può presentarsi (già nell’infanzia) oppure dopo i 40 anni. Sono soprattutto ragazze e giovani donne, ma negli ultimi anni,  è in aumento anche tra i ragazzi.

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Tra le ragioni che possono portare allo sviluppo dell’anoressia vi è l’influenza negativa da parte di altri componenti familiari o la sensazione di essere sottoposti a pressioni o aspettative eccessive.

In alcuni casi, al rifiuto del cibo si associano comportamenti auto distruttivi come l’abuso di alcol e droghe.

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Gli effetti della malattia sono molto pesanti  essa provoca danni permanenti a molti organi: fegato, apparato digerente, cuore, reni, ossa, denti e gengive. Inoltre può indurre disidratazione, problemi al sistema nervoso, con difficoltà di concentrazione, blocco della crescita, emorragie interne, ipotermia e ghiandole ingrossate.

Dal punto di vista psicologico invece l’anoressia provoca depressione, basso livello di autostima, senso di colpa, sbalzi di umore, difficoltà nelle relazioni umane. Se non viene trattata in tempo in maniera adeguata può portare alla morte per suicidio o per arresto cardiaco. Essendo una malattia complessa, richiede un trattamento non solo alimentare ma anche psichico in modo da ristabilire un equilibrato comportamento alimentare.

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La cura dell’anoressia deve essere effettuata da una équipe  composta da medici , psicologi-psicoterapeuti, dietisti e personale infermieristico. Il ricovero in strutture ospedaliere di riabilitazione intensiva ha una lunga durata (90 giorni).

Ambra Leanza
Ambra Leanza
Articolista freelance, appassionata di viaggi, lettura e scrittura