Arriva Neurobridge: il chip per muovere arti paralizzati

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La speranza di muovere i propri arti ormai ritenuti paralizzati a vita racchiusa in un microchip nel cervello. Il primo esperimento è stato compiuto in una sala del Wexner Medical Center di Columbus. Dopo aver impiantato un chip nel cervello di un paziente, i medici hanno fissato sul suo cranio un piccolo cilindro di metallo, collegato al chip. Dopo l’intervento, 3 volte a settimana Burkhart è stato davanti a un monitor. L’invenzione si chiama Neurobridge.

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Ian-Burkhart-Neurobridge (1)Gli scienziati di Battelle, (l’ente di ricerca no-profit che ha inventato la tecnologia Neurobridge), hanno collegato il suo cervello ad un computer e poi hanno registrato ciò che accadeva nella sua mente quando pensava di riprodurre i movimenti di una mano in versione digitale mostrata sullo schermo. Gli impulsi venivano poi inviati ad una seconda mano che si muoveva di conseguenza. Dopo numerose sedute è arrivato il momento di provare su di sé. Davanti a blocchetti e telecamere, gli ingegneri hanno collegato il cavo. Poco prima delle 3 del pomeriggio Burkhart ha mosso di nuovo la mano. Dopo averla aperta e richiusa in un pugno più e più volte, ha afferrato un cucchiaio per qualche attimo prima di lasciarlo cadere.

Come funziona? Neurobridge richiede l’impianto di un chip nel centro motorio del paziente. Dopo l’operazione di ultima generazione, la tecnologia utilizzata permette di combinare algoritmi che apprendono e decodificano l’attività cerebrale, in modo da tradurre i pensieri in segnali elettrici: questi vengono inviati ad un sistema di stimolazione muscolare ad alta definizione, che traduce gli impulsi nervosi, provenienti dal cervello, trasmettendo i comandi all’arto paralizzato.