Aumenti IVA: quando, quali prodotti e conseguenze

aumenti iva

Spulciando all’interno della legge di stabilità ogni giorno ci sono nuove notizie che spesso i media non mettono in evidenza a causa di dichiarazioni che rubano l’attenzione, tra queste ci sono gli aumenti IVA.

L’aumento IVA del 1° gennaio 2016 non è una certezza, ma potrebbe ben presto diventarlo (vista anche la lettera oggi inviata dai vertici UE in cui è espressa scarsa gratitudine per l’aggiustamento dei conti del solo 0,1%).E’ stabilito nell’articolo 45 della legge di stabilità per il 2015 che, nel caso in cui durante l’anno che sta per iniziare non ci fossero adeguati risparmi di spesa, dal primo gennaio del 2016 vi sarà un automatico rialzo delle aliquote iva dal 22% al 24%, la stessa dal 2017 dovrebbe arrivare a 25% e nel 2018 al 25,5%. Queste potrebbero essere le nuove aliquote se confermate quelle già stabilite un anno fa e fino ad ora rimandate. La voce è registrata come “ulteriori misure di copertura” formula che permette di finanziare nuove spese (bonus neomamme?).
La manovra non risparmia neanche i prodotti ad aliquota agevolata al 10%, gli stessi passerebbero al 12% nel 2016 e al 13% nel 2017, una vera a propria stangata.

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Conseguenze aumenti IVA  nelle tasche degli italiani

L’aumento dell’IVA dal primo gennaio 2016 comporterà per gli italiani un aumento di spesa notevole, basti pensare che l’aliquota ordinaria oggi già al 22% (solo qualche anno fa era al 20%) tocca prodotti essenziali per la vita quotidiana, dai carburanti al riscaldamento, ma anche vestiario (che non è detto sia un lusso), gli elettrodomestici, a ciò devono aggiungersi gli aumenti IVA agevolata, questa  si applica nel settore edilizio, ma anche panetteria, pasticceria, cereali, carni, salumi, insomma prodotti essenziali ed irrinunciabili. L’Iva agevolata al 10% è anche sui biglietti dei trasporti pubblici, ciò vuol dire che in qualunque modo i cittadini dovessero scegliere di muoversi, laddove vi sia realmente una possibilità di scelta, saranno colpiti da aumenti. aumenti iva 2
La necessità di una aumento del gettito IVA deriva dal patto di stabilità che impone all’Italia di non sforare il 3% del rapporto tra debito pubblico e pil, canone difficile da rispettare nell’attuale situazione economica con calo della domanda e della produzione.
In realtà l’aumento delle aliquote IVA potrebbe generare un effetto perverso e tutt’altro che favorevole perché alcuni economisti stimano che potrebbe esservi una riduzione del pil dello 0,7% e una riduzione dei consumi dell’1,3%.

Rapporto bonus e aumenti IVA

Dal punto di vista pratico, mentre alcune famiglie potrebbero compensare l’aumento delle aliquote iva, con i vari bonus di 80 euro elargiti, o da elargire, c’è, invece, una larga fascia di popolazione che non rientra in quanto ha reddito da pensione o inferiore al minimo previsto per poterne beneficiare, costoro si ritroverebbero ad avere aumenti in una situazione di povertà e ricordiamo per molte famiglie in Italia i dati Istat parlano di povertà assoluta.
Se da una punto di vista pratico può essere inutile fare allarmismi già ora, è pur vero che 12 mesi passano in fretta e questa misura non è una possibilità da decidere in futuro, ma una norma che automaticamente entrerà in vigore se l’Italia non riparte con domanda, produzione e consumi, un triangolo che ha come fulcro centrale l’aumento dell’occupazione, la stessa non può certo basarsi su elargizioni che beneficeranno pochi e ricadranno sulle spalle di tutti, soprattutto dei più deboli.

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Aumenti IVA e altri Paesi dell’Unione Europea

Gli aumenti IVA dal primo gennaio del 2016 pongono l’Italia al vertice dell’Europa per tale tipologia di tassazione, infatti, vengono raggiunti i limiti di Svezia e Finlandia al 25% e al 24 %, loro però hanno un welfare avanzato e quindi a questa elevata tassazione corrispondono servizi gratuiti ed efficienti al 24% invece Grecia, Irlanda e Portogallo, economie in forte crisi.