La Tari (tassa sui rifiuti) cresce in 4 città su 10. Il servizio politico e territoriale del sindacato Uil conferma l’incremento, in seguito alla rilevazione dei dati in 105 città capoluogo di provincia, e lancia l’allarme.
La crescita a macchia di leopardo della Tari
Una famiglia di 4 persone che abita in un appartamento di 80 metri quadrati è stato il modello di riferimento che ha fatto emergere gli aumenti degli ultimi 5 anni.
Tra il 2015 e il 2019 il peso medio della Tari sui nostri portafogli è cresciuto di 1,6% con un balzo dello 0,9% rispetto al 2018. Sono emerse anche soprese sugli aumenti a macchia di leopardo.
Lecce ha infatti registrato un incremento Tari del 36% e Trapani ha sborsato la cifra più salata nel 2019 piazzandosi in testa alla classifica con un costo a famiglia di 550 euro.
La Uil calcola che nel 2019 le famiglie italiane verseranno in media 302 euro, rispetto ai 296 del 2015.
Dalla Tari non si sfugge
Il trend è quindi in crescita e un balzello di alcune centinaia di euro, anche se con scadenza annuale, pesa parecchio sul bilancio degli italiani, già provati da anni di crisi lavorativa, con guadagni meno garantiti che in passato.
Va inoltre tenuto presente che è una tassa alla quale pochi sfuggono.
Il balzello finanzia i costi di raccolta e smaltimento rifiuti dei comuni e colpisce una platea molto ampia: chiunque possieda a qualsiasi titolo locali o aree scoperte che producono scarti deve pagarla.
La classifica del costo Tari in alcune dele principali città
Secondo lo studio Uil, i contribuenti a Napoli verseranno nelle casse comunali 442 euro per la Tari, Genova va un po’ meglio, anche se con un balzello intorno ai 358 euro, mentre Milano non dovrebbe andare oltre quota 338 di spesa.
Sul sito di AMA Roma S.p.A., creata dal Comune per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, si può calcolare il costo Tari per la capitale. 4 persone residenti in 80 metri quadri dovrebbero pagare circa 308 euro.
Si tratta, in ogni caso, di valori superiori alla media nazionale di 302 euro a famiglia.
Gli interventi sulla Tari proposti da Uil
L’andamento della spesa per la Tari dimostra, secondo il centro studi Uil, un peso crescente delle tasse comunali per le famiglie, anche se è sganciato dal blocco delle aliquote degli anni scorsi.
E’ inoltre necessario intervenire sulla norma per sciogliere una volta per tutte il nodo dei crediti insoluti che non vengono pagati a scadenza da molti debitori.
L’evasione fiscale a due facce coinvolge anche la Tari. La proposta della Cgia di Mestre
Gli evasori totali, che potrebbero pagare la Tari, devono essere perseguiti, ma, secondo i dati aggiornati a fine 2018 dalla Cgia di Mestre, aumentano le famiglie in difficoltà alle prese con guadagni scarsi, derivanti da attività precarie, o con licenziamenti che non riescono a fare fronte alle tasse come in passato.
Di conseguenza, non sono più contribuenti a pieno titolo perché praticano “l’evasione di sopravvivenza“, come la definiscono ormai anche molti specialisti del settore.
Esistono quindi due forme di evasione fiscale che s’intrecciano provocando un corto circuito perverso, con punte di quasi il 25% al Sud ma, in misura meno vistosa, anche nel resto d’Italia, dove oltre il dieci per cento dei contribuenti non versa le imposte come dovrebbe.
Il problema è grave per i contribuenti che pagano puntualmente. Servono quindi riforme urgenti, fiscali e burocratiche, per ridurre le tasse ormai insostenibili, tagliare la spesa pubblica eccessiva e riequilibrare il sistema economico, rilanciando la competitività delle imprese, per snidare gli evasori incalliti e ridare speranza a chi l’ha persa.