il bitcoin protagonista del public hearing a Montecitorio

La moneta virtuale, il bitcoin protagonista del public hearing a Montecitorio.

In occasione della quarta edizione del NocashDay4 europeo, 26 Giugno 2014.
di LauraVestrucci

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La moneta Euro e il valore che le viene attribuito è stato uno dei temi più caldi di cui si è discusso negli ultimi mesi e in particolar modo negli ultimi giorni prima delle votazioni per il Parlamento europeo. All’euro si attribuisce l’impoverimento di molte economie nazionali, compresa quella italiana, e il nuovo premier Matteo Renzi promette di portare al Parlamento Europeo la voce della nazione che vuole un’ Europa nuova, meno burocratizzata e non costruita solo sull’euro moneta attuale. E’ difficile prevedere ora se egli, e chi con lui sarà alleato in questa battaglia, potrà anche intervenire direttamente sulla moneta comune europea, ma è auspicabile che i nuovi eletti vogliano fare qualcosa di significativo in questo senso.

In forte contrasto con questo tema caldo, fa una certa impressione apprendere che il 26 giugno prossimo a Montecitorio si terrà il primo Public Hearing su una moneta del tutto virtuale il cui nome suona quasi come alieno, il “bitcoin”. Se proviamo a sostituire questo nome con un sinonimo dobbiamo usare il termine “criptomoneta” che non promette, però, maggiore chiarezza. Perciò converrà ripiegare su un attributo che risulti meno ostico, perché già molto in uso nel linguaggio quotidiano, “virtuale”.

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Il bitcoin è una moneta virtuale e sarà oggetto di approfondimento e discussione a Montecitorio durante la quarta edizione del #NocashDay4. A questo punto è lecito chiedersi perché nel luogo più istituzionale del paese, la sede del Parlamento italiano, dove i legali rappresentanti del popolo affrontano le questioni più spinose e concrete della vita popolare, si debba parlare di una moneta virtuale. A questo proposito bisogna sapere che anche Edmund Moy, ex direttore della U.S Mint, (la Zecca americana ndr) ha espresso di recente fiducia in questa moneta virtuale considerandola quasi immune dai condizionamenti che ogni altra moneta subisce sia da parte dei sistemi bancari, sia da parte dei diversi governi del mondo.

Bitcoin, quindi, come moneta basata unicamente sul mercato capace di stabilizzarsi all’interno del mercato stesso. Se questo sia possibile, e l’esperienza di Moy dovrebbe essere una garanzia, non siamo in grado di confermarlo, e tuttavia siamo incuriositi dal fatto che anche in Italia si voglia mettere a tema questo nuovissimo sistema di pagamento e transazioni nel primo public hearing tenuto in una sede parlamentare.

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Ma chi, attualmente, sta già usando questa moneta virtuale, cioè di internet?

Non dobbiamo pensare che si debba essere individui dediti all’azzardo nelle transazioni on line per conoscere il bitcoin, è sufficiente svolgere attività come freelance webwriter, ad esempio, e viaggiare nel mondo del marketplace dei servizi on line, soprattutto in ambito internazionale, per imbattersi nel bitcoin e dover scegliere tra il pagamento in questa moneta elettronica anzichè nel più conosciuto metodo tramite Paypal o bonifico bancario di segno Iban.
E’ una  moneta virtuale  che paga servizi concreti resi a soggetti reali o acquisti di beni tramite l’utilizzo di terminali. Se genera inquietudine e diffidenza è a causa dell’impossibilità di toccarlo con mano, di attribuirgli una fisionomia terrena almeno simile alle monete o carte moneta. Il timore è amplificato dalla sua circolazione nel mondo virtuale che sembra non approdare  in casse o depositi,come avviene invece con i quotidiani versamenti che ciascuno di noi realizza tramite gli sportelli bancari, con i bonifici e simili. E ancora esclude la maggior parte della popolazione che non ne conosce l’esistenza.
Forse dopo il #Nocashday4 a Montecitorio del 26 giugno potremo riparlarne anche in Italia con maggiore cognizione.E, nel frattempo, possiamo consultare su google la coinmap.org per vedere le aree del globo in cui il bitcoin è maggiormente usato. Vedremo che in Italia esso e’ quasi assente.