Oggi ricorre la ventesima giornata mondiale contro il Cancro come riporta l’AIRC (Fondazione per la ricerca sul Cancro). La scienza ha fatto passi da gigante ma ancora molto resta da fare in particolare contro il tumore al seno. L’ultimo studio condotto dal team del dottore Enrico Garattini presso l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano ha scoperto come l’acido retinoico ovvero una variante della vitamina A potrebbe rappresentare una cura terapeutica efficace per curare alcuni tipi di tumore al seno tripli negativi.
Nuovo studio acido Retinoico
I tumori al seno tripli negativi rappresentano il 20% di tutti i tumori al seno e sono quelli più aggressivi e difficili da curare. Garattini spiega che l’acido retinoico a differenza dei normali chemioterapici che causano la morte delle cellule tumorali, le differenzia acquistando piano piano caratteristiche simili alle cellule sane di origine.
Questa differenziazione lo ha reso utile ad esempio contro la lotta alla leucemia acuta promielocitica trasformando la prognosi della malattia. Garattini ha affermato “Da qualche tempo ne stiamo studiando l’efficacia nel cancro della mammella. In uno studio che abbiamo condotto qualche tempo fa, abbiamo scoperto che circa il 70-75 per cento delle cellule di tumore al seno di tipo luminale rispondeva al trattamento con acido retinoico. Invece le cellule di tumori al seno tripli negativi erano quasi tutte resistenti al trattamento, fatta eccezione per un 4-5 per cento di campioni in cui l’acido retinoico risultava efficace. Ci siamo quindi chiesti se esistessero dei biomarcatori in grado di predire la sensibilità all’acido retinoico in questo sottotipo di tumore mammario”.
Risultati dei test pubblicati su Cancers
Un risultato eccezionale, i cui test sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cancers. I test hanno evidenziato come la sostanza acido retinoico influenzi le cellule tumorali. I ricercatori hanno analizzato il gruppo di cellule che rispondeva al trattamento ed erano caratterizzate dall’attivazione costitutiva di una proteina di membrana chiamata NOTCH1 e grazie a uno strumento diagnostico basato proprio sulla proteina NOTCH1 si potrebbero individuare quali sono i pazienti che traggono beneficio dal trattamento con l’acido retinoico.
Il professore precisa “Naturalmente non ci aspettiamo che l’acido retinoico possa funzionare come terapia singola. Per questo ne stiamo verificando l’efficacia in combinazione con dei farmaci denominati inibitori della gamma secretasi, che agiscono interferendo con l’azione di NOTCH1″. Il prossimo passo potrebbe essere quindi la sperimentazione clinica sui pazienti.