Cannabis: effetti sullo sport, sull’umore e sul metabolismo

Quali sono gli effetti che l'utilizzo di cannabis comporta? Ecco come influisce sull umore e sulla prestazione sportiva

Cos è la cannabis?

La Cannabis (Linnaeus, 1753) o canapa è un genere di piante angiosperme della famiglia delle Cannabaceae.

Attualmente, secondo alcuni comprende un’unica specie, la Cannabis sativa, la pianta storicamente più diffusa in occidente, a sua volta comprendente diverse varietà e sottospecie; secondo altri invece si distinguono tre specie, C. sativa, C. indica e C. ruderalis.

- Advertisement -

Originaria dell’Asia centrale e sacra per la gente hindu, la pianta era indicata in sanscrito con i termini bhanga, vijaya e ganjika; in hindi, ganja.

È generalmente accettata l’ipotesi secondo cui la canapa sia giunta nelle Americhe dopo Colombo

- Advertisement -

Tuttavia alcuni scienziati hanno trovato residui di cannabis, tabacco e foglie di coca in numerose mummie (1500 d.C.) scoperte in Perù. (wikipedia)

Questa pianta, dalle ben note proprietà psicoattive, è stata spesso oggetto di studi, sia in ambito medico che socio culturale, e ad oggi, si considera essere una delle piante più diffuse a livello mondiale.

La marijuana influisce sulla prestazione sportiva?

Il rapporto tra Cannabis e Sport è stato spesso indagato, secondo molti assumere Cannabis prima di fare esercizio fisico non è produttivo.

Il motivo sarebbe da cercare nell’indotto stato di relax che pare rallenterebbe la prontezza di riflessi e il focus nello sport.

Esistono però testimonianze contrarie, che arrivano ad esempio dall’NBA, dove giocatori professionisti in diverse circostanze hanno usato la Cannabis prima delle gare.

In tempi recenti, è anche noto il caso di un oro olimpico, squalificato poi per doping perchè trovato a far uso di cannabis.

Altre scuole di pensiero, più in linea con le esperienze riportate dagli atleti, vedrebbero invece l’uso di cannabis, legato a dei miglioramenti nella percezione dello stato di fatica e nell’endurance.

Non a casa infatti, l’uso di cannabis è considerato doping a livello sportivo professionistico in praticamente tutti gli sport.

Come agisce sull’ organismo?

Il principio attivo, il THC (tetraidrocannabinolo), viene conservato nelle cellule del tessuto adiposo.

Una persona magra, non solo avrà il metabolismo più veloce, ma ha anche mancanza di depositi grassi per i metaboliti di THC che quindi verrà smaltito più velocemente e con minor presenza di “side effect”.

Ovviamente il tasso di smaltimento, è strettamente legato alla costanza e al livello di consumo.

Maggiori saranno i quantitativi assunti e più lungo sarà il periodo, minore sarà invece il tasso di smaltimento.

Secondo la ricerca di Leafly, quando il corpo comincia ad ossidare i lipidi, piccole quantità di THC vengono reintegrati nel flusso sanguigno, che produce un effetto simile a consumare un piccolo quantitativo di sostanza.

I livelli ematici di THC aumentano di circa il 15% subito dopo un esercizio fisico moderato, ma questo aumento non si registra più già due ore dopo l’allenamento.

THC e CBD in relazione all’indice di massa corporea

Lo studio ha mostrato una correlazione tra il rilascio di THC e BMI, Body Max Index, la percentuale di massa corporea, che fornisce un dato sullo stato generale di una persona.

Maggiore è il BMI, maggiore è l’aumento THC reintrodotto nel corpo a causa di dimagrimenti o attività sportiva.

Come già detto in altri articoli, fare sport è un toccasana per il corpo, contribuisce a prevenire patologie come obesità, malattie cardiovascolari, diabete, aiuta a combattere stati di stress e ansia.

Contrariamente a quanto si pensa, non sono solo le endorfine (rilasciate a livello cerebrale dopo l’attività fisica e responsabili di quella piacevole sensazione post esercizio) che rendono l’attività fisica così straordinaria.

Endorfine

Citando uno studio del 2003 condotto dall’Università di Washington, l’utilizzo di cannabis attiva il sistema endocannabinoide in maniera similare a quanto accadde facendo sport.

Il sistema endocannabinoide è un gruppo di lipidi (grassi) e recettori delle cellule ai quali i cannabinoidi (come il THC e CBD) si legano all’interno del corpo.

Questo contribuisce ad alleviare il dolore, il controllo dell’appetito, ed influenza l’umore e la memoria.

Il corpo produce naturalmente i propri cannabinoidi durante l’esercizio fisico e nello studio citato i ricercatori hanno scoperto che i cannabinoidi prodotti dall’uomo aumentano con l’aumento dell’esercizio.

Per questo non è atipico vedere persone già molto allenate e sportive, che aumentano sempre maggiormente lo stimolo e la quantità di ore di allenamento.

Come influisce la cannabis sul metabolismo?

Le ricerche degli ultimi anni evidenziano come la Cannabis potrebbe contribuire alla riduzione di alcuni rischi quali il diabete, ridurre il rischio di ischemie e di patologie da stress.

Lo studio, pubblicato dall’American Journal of Medicine, condotto dal dott. Milltleman, ha analizzato i dati di circa cinquemila pazienti, fumatori di Cannabis, in una età compresa tra i 20 e i 59 anni.

Il team ha incrociato i dati raccolti mettendo in relazione il consumo di Cannabis con i valori della Glicemia, pressione del sangue, colesterolo, insulina.

Dallo studio è emerso che il campione che faceva un uso abituale di Cannabis presentava, oltre che valori migliori a livello general, anche un livello di insulina inferiore del 16% e migliori livelli di colesterolo.

Marijuana, infortuni e prestazioni

Sempre parlando di proprietà terapeutiche , il CBD altro metabolita presenta nella cannabis) ha attirato un sacco di attenzione nel mondo sportivo, a causa di alcune interviste rilasciate da giocatori NFL.

Questi atleti, che hanno subito varie lesioni nel corso della carriera, dicono che il CBD li aiuta a riprendersi dalle lesioni da commozione cerebrale e che li aiuta a sconfiggere il dolore da infortuni sportivi, che normalmente dovrebbero controllare con forti antidolorifici.

Allo stato attuale la NFL sta valutando di escludere il CBD dalle sostanze ritenute dopanti e vagliare un piano di utilizzo a scopo medico sportivo, nel trattamento del dolore da infortunio.

CBD come aiuto per migliorare le prestazioni

Bodybuilders, corridori e appassionati di fitness raccontano che una dose pre-allenamento di CBD li aiuta a massimizzare l’intensità dei loro allenamenti abbassando la soglia del dolore.

Essi ritengono inoltre che il CBD aiuti a ridurre al minimo il tempo necessario per il recupero post-allenamento, aiutandoli ad evitare i pericoli di incappare nel sovrallenamento

Secondo alcuni, l’incremento prestazionale sarebbe così marcato, da far meritare al CBD ( e al THC) la nomina a sostanza dopanti, come a tutt’ora risultano essere.

Effetti della cannabis su stress ansia

È uno dei primi studi ad aver affrontato in maniera scientifica l’effetto del fumo di marijuana su vari di sintomi psicologici, notoriamente legati al concetto di “wellbeing” (strabene).

Uno studio real life, condotto con l’ausilio di una speciale applicazione attraverso la quale, 12.000 utilizzatori di cannabis hanno registrato l’effetto percepito su stress, ansia e depressione.

L’applicazione, chiama “strainprint”, fornisce agli utilizzatori di marijuana terapeutica un sistema per obiettivare l’effetto di vari dosaggi e tipologie di cannabis, su alcuni sintomi relativi al benessere.

Agli utilizzatori è stato richiesto di dare un ‘voto’ (da 1 a 10) ai sintomi presenti prima dell’uso di cannabis, di specificare il tipo dicannabis utilizzata,e di rivalutare nuovamente i sintomi, sempre sulla scala da 1 a 10, venti minuti dopo aver fumato.

Particolarmente evidente nelle donne l’alleviamento dello stato ansioso, ma tutti gli utilizzatori segnalano alla quasi unanimità che si percepiscono effetti benefici su stress ansia in generale.

Effetti del consumo prolungato

Sul lungo periodo però, sempre stando ai dati forniti dallo studio, il rischi di cadere in stati depressivi è alto.

A stabilire questi effetti della cannabis inoltre, ci pensa una ricerca, pubblicata sul Journal of Affective Disorders , e firmata da scienziati americani della Washington State University.

Questo studio, rappresenta un tentativo inedito di valutare come l’ utilizzo di cannabis, a diverse concentrazioni di tetraidrocannabinolo (THC) e cannabidiolo (CBD) possa impattare sul benessere di un individuo.

Marijuana e depressione

Molte ricerche sono state fatte sugli effetti della cannabis, intesa qui come droga, sui sintomi depressivi, tuttavia la comunità scientifica non ha ancora trovato un accordo comune.

Alcune ricerche scientifiche, hanno dimostrato che un’assunzione continua di cannabis ad alto contenuto di THC, come quella illegale, altera il funzionamento dei sistemi di regolazione dell’umore e determina sul lungo periodo insorgenza di sintomi depressivi.

Nello specifico, l’uso di THC ad alti livelli interferisce con il corretto funzionamento del sistema dei cannabinoidi riducendo il controllo dell’emotività negativa ed un suo normale funzionamento.

Quindi se nel breve periodo l’euforia e l’alterazione della coscienza sembrano ridurre la sensazione di depressione e la sintomatologia ansiosa, nel lungo termine si possono avere effetti tutt’altro che positivi.

Cannabis e produzione di dopamina

Un’ulteriore ricerca del National Institute on Drug Abuse, dice che fumare cannabis riduce la reattività alla dopamina, sostanza implicata nei circuiti del piacere e della gratificazione percepita.

Consumatori frequenti infatti riportano di vivere in un continuo stato di apatia, demotivazione, emotività negativa e incapacità di provare piacere e di reagire agli stimoli esterni in ricerca di benessere.

L’effetto apparentemente calmante è anche indotto dalla presenza di CBD che interagendo con il sistema cerebrale crea senso di benessere e rilassamento, accentuato poi dagli effetti di altre molecole.

Noti anche gli sul controllo del sonno, Il basso contenuto di THC e la presenza sostanziosa di CBD che ha effetti ansiolitici e calmanti, si alcuni tipi di cannabis, facilita i consumatori ad assumerla per favorire sonno

Utilizzo di cannabis in adolescenza

Il risultato di un’imponente ricerca condotta dalle università del Canada e di Oxford, dimostra in modo significativo che usare marijuana prima dei 18 anni significa aumentare in modo evidente il rischio di depressione, una volta adulti.

Lo studio ha analizzato 11 ricerche precedenti sull’argomento che hanno coinvolto 23.000 persone, tutte che avevano utilizzato regolarmente marijuana da giovani.

La ricerca ha dimostrato che non ci sono legami significativi tra ansia e l’uso della cannabis.
Con la depressione, invece, il rischio aumenta del 37% e aumenta ulteriormente in caso il cui consumo sia stato continuativo anche in età adulta.

Il team ha comunque sottolineato che fattori come la storia familiare giocano ancora un grande ruolo, così come la predisposizione genetica, e le influenze sociali.

Da cosa dipende?

Sembrerebbe però che il manifestarsi di sintomi depressivi sia strettamente legato alla quantità di THC presente nella sostanza.

Uno dei problemi principali per i ricercatori è che oggi la quantità di THC è almeno il doppio di quella contenuta nella cannabis coltivata negli anni ’80 e ’90.

Il mercato della droga e le nuove tecniche botaniche, hanno portato i coltivatori a selezionare varietà sempre più “strong”.

Il THC o tetraidrocannabinolo è la principale molecola psicoattiva contenuta nella marijuana.

Un aumento della sua concentrazione significa che l’effetto sul cervello è più pronunciato che in passato.

Individualità

Non tutti i consumatori di cannabis subiscono gli stessi effetti nel breve e lungo termine.

L’uso frequente di cannabinoidi fin dalla giovane età espone maggiormente a rischio di dipendenza, demotivazione, tipica della depressione, abbandono scolastico e calo degli interessi e del piacere fino all’insorgenza di psicosi.

Nei casi gravi altera le connessioni tra le diverse aree del cervello, ancora in formazione, e quindi il funzionamento.

Anche la genetica fa la sua parte; infatti un utilizzo frequente di cannabis in presenza di alterazioni dei geni per la serotonina, neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dell’umore, incrementa la possibilità di insorgenza di sintomi depressivi.

Nella valutazione degli effetti vanno inoltre considerate la presenza di altre patologie fisiche e mentali che potrebbero interferire con l’assunzione di cannabinoidi e favorire una dipendenza patologica alla sostanza.

Dipendenza da marijuana

In questi giorni, gruppo di neuroscienziati, coordinato dall’Università di Aarhus, in Danimarca, ha analizzato la genetica di questa dipendenza e ha identificato una variante associata all’abuso della cannabis.

Il risultato dello studio, studio è stato pubblicato su Nature Neuroscience, ottenuto all’interno del progetto psichiatrico danese iPSYCH.

Dalla ricerca emerge che esiste una variante associata alla dipendenza da cannabis.

“Questa forma del gene, influenza la quantità di uno specifico recettore nicotinico che viene prodotto nel cervello”

Come influisce sui neurorecettori

L’uso della variante in questione, infatti, determina la produzione di più bassi livelli nel cervello di una subunità di un recettore della nicotina.

Ma quando la quantità di questo recettore è ridotta, l’individuo presenta un rischio maggiore di sviluppare una dipendenza dalla cannabis.

La minore concentrazione di questo recettore fa sì che alcune popolazioni di cellule nervose siano meno eccitabili, e questo elemento a sua volta è correlato a una maggiore propensione genetica a sviluppare una dipendenza da cannabis.

Conclusioni

Seppur estremamente diffuso, l’uso ricreativo date gli ampi rischi legati al consumo cronico non è consigliato.

Resta però evidente che un consumo saltuario, non porta alcun pericolo di rischio per la salute.