Il PNRR è l’acronimo di piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e prevede un’agenda di riforme che investono 4 settori chiave: la pubblica amministrazione, la giustizia, la semplificazione e la competitività del sistema economico.
Il PNRR e l’Unione Europea
Il piano è articolato per essere in sintonia con 6 pilastri studiati dall’Unione Europea che ha previsto uno stanziamento di 191,5 miliardi in varie tranches, tra erogazioni a fondo perduto e prestiti, per rilanciare i Paesi dell’unione dopo la pandemia di Covid-19.
Le 6 missioni che l’Italia deve realizzare per ottenere tutti i fondi sono le seguenti:
- Transizione ecologica – 59,47 miliardi
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura – 40,32 miliardi
- Istruzione e ricerca – 30,88 miliardi
- Infrastrutture per garantire la mobilità sostenibile – 25,40 miliardi
- Inclusione e coesione – 19,81 miliardi
- Salute – 15,63 miliardi
Il governo italiano ha stanziato altri 30,6 miliardi per sostenere ulteriori interventi, portando la cifra complessiva a 222,1 miliardi di euro, sulla base di un piano complementare che prevede 30 interventi in vari settori all’insegna della modernizzazione e dell’innovazione del nostro Paese.
Rivoluzione verde e transizione ecologica
L’obiettivo di fondo della rivoluzione verde, che prevede anche gli investimenti maggiori, punta molto sulle energie derivanti da fonti rinnovabili (eolico, fotovoltaico, geotermico o idroelettrico) e ai processi di riconversione industriale per favorire anche il trasporto pubblico sostenibile a tutela dell’ambiente.
Il conflitto russo-ucraino ha però evidenziato la dipendenza dell’Italia, e di altri Paesi europei come la Germania, dalle forniture estere di gas e si discute quindi se favorire anche il nucleare pulito e tenere di riserva la carta, più inquinante, della riattivazione provvisoria di centrali a carbone, in attesa di superare la crisi internazionale.
In ogni caso, gli investimenti già stanziati devono servire anche a favorire la crescita di startup innovative a livello di transizione ecologica e sviluppo di filiere industriali specializzate nella produzione di batterie meno inquinanti e di impianti eolici e fotovoltaici.
La digitalizzazione del sistema Italia
La seconda sfida riguarda l’innovazione digitale per colmare il gap tra il nostro Paese e i concorrenti internazionali a livello di infrastrutture e modernizzazione dei processi produttivi per rendere l’Italia più competitiva.
Si tratta di interventi della cosiddetta “Transizione 4.0” per innovare tutte le filiere del Made in Italy e superare il gap tra Nord e Sud del Paese per garantire uno sviluppo più omogeneo, sviluppare le nostre imprese, modernizzare la burocrazia, il sistema giudiziario e offrire più occasioni di lavoro alle nuove generazioni.
Istruzione, Formazione e ricerca
Questa parte di investimenti del PNRR punta a migliorare le competenze professionali e ad affrontare le sfide ambientali e tecnologiche che l’Italia ha di fronte. Per questo motivo, si punta a nuovi investimenti in sviluppo e ricerca, ma la sfida consiste anche nel fare interagire in modo più efficace gli enti pubblici con le imprese private.
L’obiettivo dichiarato è favorire non solo la massima collaborazione tra mondi produttivo e settore della ricerca, ma stimolare il desiderio di innovazione anche nelle piccole e medie aziende che devono aggiornarsi sotto il profilo tecnologico e nell’organizzazione lavorativa.
Infrastrutture per mobilità sostenibile
Questa sezione del PNRR punta a realizzare una rete di trasporti più elettrificata e digitale che renda efficiente il sistema dei trasporti e colmi i ritardi tra Nord e Sud. Il grosso degli investimenti riguarda proprio il potenziamento e la modernizzazione delle rete ferroviaria che soffre ancora di parecchie inefficienze.
Inoltre, il completamento degli assi ferroviari ad alta capacità e velocità prevede anche la loro piena integrazione con la rete delle ferrovie regionali. La messa in sicurezza delle ferrovie va poi completato con innovazioni tecnologiche che migliorino anche la capacità di resistenza di ponti e viadotti ai cambiamenti climatici e agli eventi sismici. Il piano prevede infine lo sviluppo del sistema portuale per ridurre le emissioni inquinanti e aumentare la capacità produttiva.
Inclusione e coesione
Queste settore di interventi si occupa di sanare problemi economici e sociali che la società italiana affronta da anni e che si sono aggravati con la pandemia di Covid-19. In sostanza, formazione e riqualificazione professionale sono di primaria importanza per chi ha perso il lavoro e per favorire l’occupazione giovanile.
Sono previste anche misure a sostegno dell’imprenditoria femminile, delle famiglie, dei disabili e e degli anziani non autosufficienti. Una parte importante degli investimenti riguarda infine il rilancio economico e la riqualificazione urbana delle zone periferiche e interne del Paese.
Salute
L’obiettivo del miglioramento dei servizi sanitari si articola su varie aree di intervento ma, sostanzialmente, gli obiettivi principali riguardano le comunità assistenziali per anziani e disabili da modernizzare, il potenziamento della telemedicina e le cure domiciliari, il rafforzamento dei servizi ospedalieri e l’intero ammodernamento tecnologico e digitale del settore sanitario.
Le difficoltà di realizzazione del PNRR
Il governo Draghi ha presentato lo scorso 26 maggio la relazione sull’avanzamento dei progetti, ma ci sono ancora parecchi problemi da superare. Nonostante l’esecutivo metta in luce almeno 30 obiettivi già raggiunti, o in fase di raggiungimento, non si deve dimenticare che il piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si incardina su 53 riforme strutturali.
Di conseguenza, tra possibili ritardi di ordine burocratico, decreti attuativi di non facile applicazione per gli enti locali e difficoltà per le imprese di partecipare ai bandi di gara per il costo crescente delle materie prime, servirà un attento monitoraggio del cronoprogramma del PNRR da parte del nuovo governo per evitare di perdere i finanziamenti europei.