Sono rese a margine del XX Forum della Coldiretti, le dichiarazioni del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida: “La sovranità alimentare si raggiunge impiantando risorse su settori strategici della nostra nazione, si deve ragionare con una valutazione chiara su quali sono i soggetti principali, i produttori. A loro va dato sostegno e la possibilità di lavorare con dignità, con rispetto dei diritti e la possibilità, anche, di una economia agricola sostenibile della quale l’Italia è un esempio”.
Con la social card, acquistare prodotti nazionali
Parla della recente finanziaria, Lollobrigida, riferendo di “Un fondo per la ricerca perché l’Italia deve seminare il suo futuro” e per “garantire anche la capacità di affrontare, tenendo conto dell’obiettivo dei nostri prodotti, con metodologie nuove non impattanti sull’ambiente, ma capaci di garantire una produzione adeguata per dare buon cibo ai nostri cittadini”.
“Siamo riusciti anche a non tagliare niente di quello che era stato previsto nel passato – ha sottolineato il ministro – implementando le risorse con un fondo di 500 milioni di euro che servirà a sostenere le persone che non ce la fanno, i più deboli, per poter acquistare prodotti che siano anche di beni primari, magari prodotti dalle filiere nazionali”.
Crea e Ismea per studiare gli effetti dei cibi sintetici
E il Cda del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (Crea) ha approvato, proprio ieri, la delibera per gli investimenti nella ricerca sugli effetti sui consumatori di prodotti alimentari realizzati in laboratorio. “Bisogna tener conto di quello che dicono gli studi statunitensi – ha affermato Lollobrigida – ma anche verificare se questi prodotti, come dice qualcuno, non fanno male oppure danneggiano i nostri concittadini dal punto di vista della salute”.
“Penso – ha concluso il ministro – che sia un passo in avanti e deciso in contrasto con chi, su parole d’ordine ideologiche, pensa di raccontare quello che ha sentito dire, magari indotto da grandi organi di stampa, pagati da multinazionali, che sul cibo vogliono fare affari a danno dell’economia reale”.