Per Andrea Crisanti, infettivologo e docente dell’Università di Padova, riaprire a Natale sarebbe un rischio enorme. Per l’esperto, infatti, l’indice di contagio è ancora troppo alto, e una riapertura a Natale provocherebbe un innalzamento della curva, con una terza ondata che rischierebbe di travolgere il sistema sanitario.
In un’intervista a La Repubblica, Crisanti ha detto :”Piuttosto che riaprire per Natale, penso che la situazione sia così malmessa da dover consigliare l’opposto: approfittare delle ferie di fine anno per chiudere tutto in quelle due settimane e cercare di fermare il contagio. Ma capisco che bisogna tener conto delle esigenze dell’economia”.
Per Crisanti ci ritroviamo nella stessa situazione di marzo, con la differenza che non c’è nessun lockdown. Una situazione alquanto preoccupante, se si pensa che gli esperti hanno sempre battuto sul punto che “il virus circola se circolano le persone”. Senza un vero lockdown è dunque ovvio che il virus continuerà a circolare.
“Se si osserva la curva dei contagi e la dinamica dei decessi si capisce come siamo in una situazione sovrapponibile a quella di marzo. E se consideriamo che con il lockdown totale di allora abbiamo dovuto attendere fine aprile per intravedere la famosa fine del tunnel, si può intuire a che punto ci troviamo. E qui non stiamo nemmeno facendo un vero lockdown”
“L’impatto delle misure restrittive sarà inferiore a quello di allora e servirà più tempo perché le restrizioni producano effetto”. Crisanti invita il governo a “fare qualcosa: prolungate gli orari di apertura dei negozi, scaglionate gli ingressi, evitate in tutti i modi gli assembramenti, a casa e fuori” e aggiunge, in merito ai controlli, che: “con questo livello di contagi il numero di tamponi effettuato non ha più senso. Aveva senso farne 400 mila al giorno per bloccare la catena di diffusione. Ormai la marea del virus è fuori controllo“.