Un team di ricerca australiano insieme ad altri istituti e università scientifiche internazionali ha scoperto una possibile terapia per i pazienti che soffrono di diabete di tipo 1, tipo 2 insulino-dipendenti. Due farmaci approvati e in circolazione, utilizzati per contrastare il cancro sono in grado di riattivare la produzione di insulina dalle cellule pancreatiche dopo 48 ore dalla somministrazione.
Che cos’è l’insulina e cosa succede quando con il diabete?
L’insulina fu la scoperta di due scienziati, l’inglese John James Macleod e il canadese Frederick Grant Bating. Si tratta di un ormone di natura proteica prodotto da gruppi di cellule pancreatiche, le cellule delle isole del Langerhans che qui abbiamo già visto con un nostro articolo. Il diabete è una patologia cronica caratterizzata dall’aumento di zuccheri, iperglicemia. Il passaggio di zuccheri nelle urine è dovuto alla ridotta secrezione dell’insulina e dalle sue funzioni alterati. Ne consegue il rischio cronico di aumento degli zuccheri e di crisi iperglicemiche. Le cure di diabete consistono nel cambiare completamente l’alimentazione e somministrare a livello medico l’insulina che non viene più prodotta.
Che cosa hanno scoperto gli scienziati e come cambierà le cure del diabete in futuro
I due farmaci contro il cancro studiati contengono delle molecole in grado di agire su alcune cellule del pancreas sensibili alla glicemia e che consentono la produzione, stoccaggio e rilascio dell’insulina nell’organismo, funzione che contrasta l’iperglicemia perché gli zuccheri verranno assorbiti dalle cellule. I due farmaci potranno essere utilizzati per il diabete di tipo 1 e anche per il diabete di tipo 2, proprio in questa seconda situazione si è dipendenti dalle iniezioni di insulina.
I farmaci antutumorali in questione si chiamano GSK126 e Tazemetostat, approvati dalla FDA statunitense. Gli esperimenti per testare i loro progressi nella produzione insulinica e in sole 48 ore sono stati eseguiti su un bambino di sette anni e un adulto di 61. Un professore responsabile della ricerca ha dichiarato che ci vorrà ancora tempo per arrivare alla disponibilità di una terapia ma l’approccio rigenerativo scoperto rappresenta un passo avanti.
Maggiori dettagli sulla ricerca: Nature.com