I disturbi del comportamento in età evolutiva
Possono essere vari più o meno gravi, e spesso genitori e insegnanti faticano a riconoscere ed arginare questo tipo di problematica che, nei contesti sociali risultano disfunzionali per il bambino di turno. In alcuni disturbi comportamentali, soprattutto, confluiscono delle vere e proprie condotte anomale ed eccessivamente aggressive o impulsive. Quali sono quelli più comuni?
Disturbo della condotta
In un soggetto in fase di crescita è facile notare lievi cambiamenti comportamentali, atteggiamenti che, spesso, sono da imputare ad un normale decorso del processo di maturazione. Altre volte, però, i comportamenti diventano esasperati ed incontrollabili da divenire dei veri e propri disturbi che implicano una chiara opposizione alle norme sociali vigenti. Uno disturbi più comuni del comportamento molto noto e frequente in età evolutiva è il disturbo della condotta. I sintomi più comuni sono:
- Disobbedienza alle norme familiari e scolastiche;
- Adozione di condotte crudeli e aggressive verso altri bambini, animali o persone più vulnerabili;
- Uso di sadismo o violenza fisica;
- Adozione di comportamenti criminali quali furti, vandalismo;
- Utilizzo di sostanze come l’alcool o le droghe in età particolarmente precoci.
Il disturbo della condotta esordisce di solito nella prima fanciullezza (prima dei 10 anni), oppure in adolescenza, (dopo i 10 anni) e risulta essere più comune nei soggetti di sesso maschile. Questo tipo di disturbo se non corretto può addirittura sfociare, in età adulta, in un disturbo antisociale della personalità. Il trattamento di questi disturbi mira ad aiutare i bambini al superamento e l’elaborazione di quei fattori scatenanti che fanno irrompere il disturbo stesso, indirizzandolo verso strategie che permettano una maggiore fiducia in sé stessi, e un miglioramento delle relazioni con gli altri.
Disturbo oppositivo provocatorio
Il disturbo oppositivo provocatorio scaturisce da fattori inerenti al contesto in cui il bambino vive; per diagnosticare disturbi di questo tipo occorre valutare sia i fattori individuali che quelli sociali e familiari appartenenti ai vissuti del piccolo. I sintomi più frequenti del disturbo oppositivo provocatorio sono:
- La disobbedienza,
- Irascibilità e suscettibilità;
- Impulsività, voglia di discutere con l’altro, la volontà di infastidire gli altri;
- Accuse alle altre persone per i propri errori, rancore, vendetta e bassa autostima.
Questo tipo di disturbi esordisce prima degli 8 anni di età, mentre è più raro in adolescenza. Si riscontra prevalentemente in soggetti di sesso maschile. Il trattamento ha l’obiettivo di riuscire a far individuare al bambino i suoi sentimenti negativi, come la rabbia, insegnandogli gli strumenti adatti per elaborare questi sentimenti nocivi, e le tecniche adeguate per affrontarli. Scopo finale dell’intervento è che il piccolo abbia consapevolezza di sé stesso e delle proprie emozioni imparando a manifestarle in maniera consona ai contesti.
Disturbi del comportamento, come intervenire
Spesso i bambini con con disturbi del comportamento, sono etichettati erroneamente come vivaci, o ancora, iperattivi. Tutto questo è dovuto perché i soggetti faticano a rispettare le regole di condotta sociale. Gli interventi per fronteggiare queste disfunzioni comportamentali variano da bambino a bambino: la prima strategia da mettere in atto è l’osservazione delle condotte comportamentali erronee in modo da capirne le cause: dove avvengono le condotte aggressive? In presenza di quali fattori scatenanti? Si deve partire riconoscendo le attitudini del bambino in modo da iniziare dalle sue potenzialità.
Il metodo terapeutico più adatto, pare sia la terapia cognitivo-comportamentale, poiché insegna al bambino a riconoscere i suoi sentimenti facendogli apprendere le tecniche per riuscire a gestire le emozioni negative e manifestare a dovere quelle positive. Ruolo fondamentale degli interventi volti alla risoluzione dei disturbi del comportamento, sono i colloqui ma è fondamentale l’intero coinvolgimento delle figure vicine al bambino come i genitori e gli insegnanti al fine di creare un’alleanza fra adulti e bambino che implicherà un graduale miglioramento delle condotte.