Il diritto delle casalinghe alla pensione
Negli anni si è più volte discusso della possibilità di una contribuzione pensionistica in favore della casalinga. Ma esiste un reale diritto di pensione?
La casalinga è da sempre raffigurata nelle vesti di una donna che pulisce, cucina, stira. Si dedica nella totalità ai figli ed ai rispettivi momenti sportivi e non. Alle volte si adopera alla manutenzione idraulica ed elettrica di casa. Tra le tante mansioni cura anche il lato economico che concerne le spese di famiglia tra bollette e calcoli vari. Forse è stato questo tuttofare a darle meritatamente l’appellativo di Wonder woman.
Negli anni, seppur trattasi di un essere umano, la sua attività è costante e non conosce sosta neanche dinnanzi ai malesseri stagionali. Sempre pronta a gestire ogni cosa solo ed esclusivamente per amore della famiglia. Ma qualcuno da tempo pensa che la casalinga, lavoratrice instancabile, meriti una pensione. Giacché può esser considerato un lavoro si è ritenuto opportuno render definitiva la possibilità di una pensione d’anzianità per ogni donna casalinga, o uomo casalingo. La sua attività lavorativa dev’esser circostritta esclusivamente alla cura della propria famiglia senza aver svolto alcun altro lavoro in concomitanza.
Per poter usufruire della pensione bisogna essere in possesso di determinati requisiti. In primis necessita l’iscrizione al Fondo Casalinghe Inps. Ulteriori requisiti sono:
- età compresa tra i 16 ed i 65 anni,
- non aver svolto attività lavorativa fatta eccezione per lavori occasionali part – time,
- non aver diritto di qualsivoglia tipologia di pensione.
Fondo pensione: quanto bisogna versare per vedersi riconoscere una pensione dignitosa?
C’è un fondamento, che si aggiunge ai precedenti, concernente il versamento del contributo al Fondo Casalinghe (o Casalinghi) non necessariamente continuativo ma della durata quinquennale. L’importo minimo di tale versamento è di € 25,82.
Ma simuliamo una cifra approssimativa. La casalinga tra il dire e il fare necessita di una pensione di € 1000,00 poiché ritiene sia la cifra più idonea. Ipotizzando di partire da un minimo di €25,82 da versare per 60 mesi, si arriverebbe a guadagnare una pensione, si fa per dire, che si aggirerebbe intorno alle 7,00 euro mensili!!!
Ne consegue che per raggiungere quella cifra mensile di € 1000,00, bisogna aver versato per 40 anni consecutivi un totale di circa € 300.000,00. Tenendo altresì conto che la cifra è soggetta ad una rivalutazione che va a peggiorare la situazione, a mò di decurtazione. In tutto ciò va ulteriormente precisato che la cifra mensile da raggiungere deve essere uguale o superiore all’importo della pensione sociale, pari a circa €450,00, maggiorato del 20%.
Una cifra astronomica considerando che la casalinga non percepisce di fatto uno stipendio dal quale decurtare quella cifra, pertanto si tratterebbe di un esborso piuttosto oneroso che difficilmente la stragrande maggioranza delle casalinghe potrebbe permettersi.
Ad oggi il quadro del conteggio non è ancora molto chiaro. Di certo vi è il rispetto del margine di partenza che va dai 57 anni d’età in cui si può fare richiesta della pensione d’anzianità a patto che si sia rispettato il tempo quinquennale dei contributi versati al Fondo Pensione Casalinghe. Sulla stessa linea segue la pensione d’inabilità che, dopo i 60 mesi di contributi versati e dopo la riconosciuta inabilità lavorativa, garantisce l’assegno mensile. Ma merita una giusta riflessione il metodo di calcolo attuato per garantirne la mensilità. In effetti vige il metodo contributivo puro che passa in rassegna un secondo calcolo basato sul tasso di vita del ricevente.
Una serie di calcoli e deduzioni lasciano presagire un risultato che non rispetta le aspettative della casalinga. Forse è più redditizio accontentarsi di un sorriso pieno di riconoscenza della propria famiglia? E magari adottando il metodo più antico del mondo: il risparmio? Sicuramente la casalinga saprà prendere la decisione più saggia. Modo d’agire che da sempre la contraddistingue.