Per l’infettivologo Massimo Galli, è indispensabile vaccinare tutti e farlo in fretta. Sull’efficacia del vaccino sulla variante brasiliana, infatti, vi sono più dubbi che certezze (anche se, a detta di Bassetti, dovrebbe essere efficace), ed è per questo motivo che sarebbe indispensabile vaccinare tutti quanto prima.
Dice Galli: “Le notizie sulla variante brasiliana non sono confortanti perché sono già stati registrati casi di reinfezione”. Così si esprime il direttore del reparto di Malattie Infettive del Sacco di Milano a Il Messaggero, e dice che “è urgente una vaccinazione di massa e veloce che riduca il tempo a disposizione del virus per mutare”.
A Manaus, dice Galli, “la situazione è fuori controllo”.
“Il virus sotto pressione” ha spiegato “produce mutazioni più fastidiose per noi. Sia l’inglese sia la brasiliana sono dotate di una maggiore capacità infettante. Ha bisogno di cambiare per continuare a circolare”.
Poi spiega in cosa il virus Brasiliano è peggiore: “La cosa che spaventa della variante brasliana è la sua attitudine a reinfettare le persone già infettate“, ha detto Galli, sottolineando però che dai dati disponibili finora non sembra essere più mortale.
Quanto alla campagna di vaccinazioni, “più compatta è nel tempo e più è efficace. Però bisogna avere a disposizione, in una unità di tempo limitata, un grande quantitativo di vaccini. Non è quello che sta avvenendo”.
“Questo” ha sottolineato “è l’elemento di preoccupazione avanzato quando ci veniva detto che non sarebbero servite chiusure rigorose. Ci ripetevano: vedrete, arriverà il vaccino. E rispondevamo: no, attenzione, perché la vaccinazione avrà i suoi tempi. Le nostre previsioni si stanno avverando”.
Poi spiega che con una epidemia in corso, diventa problematico vaccinare: “Una epidemia in corso è un fattore limitante di una vaccinazione di massa. Io, ad esempio, non avrei vaccinato chi l’infezione l’ha già avuta“.
Perché, spiega, “avremo i quantitativi di vaccini necessari in tempi diluiti. Dunque, se ci sono almeno 2 milioni di italiani che hanno già sviluppato anticorpi, forse avremmo potuto risparmiare 4 milioni di dosi, riservandole agli altri. E avrei fatto anche il test sierologico rapido a tutti, prima di vaccinare”.