Godzilla 2.0: He’s back. Il ritorno in grande stile

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Il misterioso mostro nipponico più amato di tutti i tempi è tornato,dal 15 maggio nelle sale italiane, in una produzione cinematografica decisamente nuova, diretta dal britannico Gareth Edwards.

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Il giovane regista, ispirandosi a colossi del genere come “Cloverfield” e “Jurassic Park”, è riuscito finalmente a esprimere la sua devastante forza espressiva in “Godzilla”, il reboot del celebre film che ha consacrato, a partire dal 1954, il kaiju  (per l’appunto “mostro misterioso”, dalla cultura giapponese) dalle sembianze di rettile come icona patriottica della cultura Giapponese.

L’incontro/scontro fra America e Giappone permea l’intera produzione, dando al film quel sottile odore di revanscismo che tanto piace ai cultori dell’originale saga Godzilliana della Toho, la casa cinematografica che ha prodotto ben trenta film ispirati al mastodontico iguanodonte a due zampe. Ma quali sono i punti di forza di questo ennesimo, spettacolare film su Godzilla?

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Punto primo: Le sequenze di combattimento fra Godzilla e i M.U.T.O ( l’acronimo in inglese sta per “Massive Unidentified Terrestrial Organism”), enormi mostri primitivi dalle sembianze di insetto, sono plausibili e realistiche, nonché un piacere per gli occhi.

Punto secondo: Le finezze. Il regista ha adottato intramontabili piccole accortezze affinché lo spettatore, affezionato all’immagine “tradizionale” di Godzilla, non si sentisse tradito. Quali?

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-I lineamenti del muso dell’enorme Kaiju sono rimasti quasi identici a quelli dell’antenato, apparso appunto nel 1954

-Le proporzioni del corpo dell’animale per quanto possibile sono verosimili, anche se volutamente esagerate, come nel caso degli arti che poggiano a terra

-Il mitico raggio radioattivo che Godzilla sputa dalle fauci

-L’immancabile, agghiacciante, orgasmico urlo/ruggito del tutto simile a quello originale

Come riescono a produrre un suono così celestiale?

Il verso di Godzilla viene ottenuto col riverbero del suono di un contrabbasso unito a quello di una corda da strumento di un’ottava sotto la norma e strofinata con un guanto di cuoio grezzo.  Wikipedia

Punto terzo: Gli effetti speciali. Ebbene si, nonostante la trama di base sia coerente e piacevole, gli effetti speciali giocano un ruolo chiave nella riuscita di questo film, rendendo le scene d’azione dense e coinvolgenti, senza mai essere troppo scontate, neanche per un film di questo genere.

Soffermiamoci però sulla figura di Godzilla per come è percepita all’interno del film, cioè come una figura tripartita:

Fin dalle prime battute, il grosso Kaiju viene definito come una Divinità a tutti gli effetti, come un essere superiore in grado di decidere le sorti della razza umana stabilendo leggi naturali sulle quali l’uomo ha sempre voluto spadroneggiare senza averne effettivi diritti. Nella seconda parte della narrazione emerge un aspetto di Godzilla che potremmo definire puramente Animale. Vengono infatti mostrate le sue attitudini predatorie finalizzate al mantenimento della specie durante l’inseguimento dei due M.U.T.O, che nell’ordine naturale di cose proprie al mondo dei kaiju giapponesi, sono solite deporre le loro uova proprio all’interno dei corpi dei Gojirasauri (La specie a cui appartiene Godzilla). Nella terza e ultima parte del film, Godzilla acquista la sua parte Umana, forse immaginata e un po forzata in buona parte dallo spettatore ma ampiamente “suggerita” dalla mano del regista, che crea come una sorta di connessione emotiva fra l’enorme Gojisauro  e l’umanità, razza che protegge fino all’ultimo.

Risulta palese come davanti a Godzilla non esista trama che regga, è lui, con tutto il simbolismo che comporta, l’assoluto protagonista di questo film.

E voi, cosa ne pensate? Lo avete già visto?