“I metalli hanno una loro intrinseca capacità di autorigenerazione, almeno nel caso di danni da fatica a livello nanometrico.”
Queste parole sono del dottor Brad Boyce, della Sandia National Laboratories che sta portando avanti delle ricerche sulle capacità di autoguarigione dei metalli. Anzi, si parla proprio di un possibile prodotto del futuro in grado di ripararsi le crepe da solo senza intervento esterno.
Il metallo in grado di autoriempirsi in autonomia possibili crepe dovute a cadute o urti accidentali è pensato soprattutto per macchine, robot, infrastrutture complesse e anche computer. Chiaramente, dalla grande tecnologia non è difficile ipotizzare anche un progetto più ampio per gli ambienti domestici o vari settori costruttivi, partendo dal mondo immobiliare e architettonico.
Che cos’è la fatica del metallo e la capacità di autoriparazione delle crepe
Di fatto, sono già state studiate capacità di autoriparazione su alcuni materiali complessi come plastiche e calcestruzzi, per la prima volta questo fenomeno è stato possibile osservarlo anche sui metalli. Una vera e propria scoperta per gli scienziati.
La fatica del metallo, spiegano gli esperti, è l’insieme di piccole crepe che si creano nei metalli sottoposti a stress. Un fenomeno che viene studiato nelle piccole costruzioni come computer, elettrodomestici, macchinari.
La capacità di autorigenerazione del metallo da sfruttare per evitare danni importanti non è di oggi, la prima teoria è datata 2013.
Il platino è in grado di autoripararsi, dalla teoria scientifica alla prima scoperta
Fu il professor Michael Demkovicz della Texas A&M University a teorizzare per primo la possibilità dei metalli di autoripararsi, di saper senza intervento esterno, ricomporre piccole crepe. Per supportare questa teoria si sono fatte simulazioni al computer. Dieci anni dopo, sul platino è stato osservato per la prima volta questa autoriparazione.
Il dottor Boyce però frena le corse e afferma che si è all’inizio di importanti ricerche scientifiche sui metalli, sulla loro resistenza, manodopera, collaudo e manutenzione. Si pensa anche alle missioni spaziali ma anche ad altri campi.
Si ragiona sulla sicurezza ma anche sul risparmio di tempi, costi e manodopera. Infatti, gli scienziati affermano che la fatica dei metalli (così come l’abbiamo spiegata sopra) rappresenta fino al 90% dei guasti in servizio.