Il mondo del lavoro registra una falcidia d’imprese individuali e i dati di Unioncamere sono impietosi.
Circa il 40% delle imprese individuali cessano l’attività entro 4 anni ma la metà fallisce già dopo i primi due.
L’aspetto peggiore è che tanti microimprenditori non hanno più il coraggio di rimettersi in proprio dopo il primo fallimento.
Lavoro: falcidia d’imprese individuali. La fotografia delle aziende individuali aperte e cessate in 4 anni
L’Italia è un Paese che si regge soprattutto su piccole aziende e microimprese.
Unioncamere e Infocamere hanno messo a fuoco 235.985 imprese individuali nate nel 2014.
Ben 88.184, pari al 37,4% del totale, hanno chiuso entro il 30 giugno 2018 e 48.377 tra queste hanno resistito solo un anno.
Lavoro: falcidia imprese individuali. I settori più colpiti
Turismo (43,5% di chiusure), servizi alla persona (40,1%), assicurazione e credito (39,6%) sono i più sofferenti benché dovrebbero rappresentare settori di punta in un mercato del lavoro in continua trasformazione.
Non se la passano meglio le aziende individuali manifatturiere, delle costruzioni e del commercio con oltre 38% di chiusure, mentre su 3.497 microimprese agricole aperte nel 2014 hanno chiuso in 4 anni solo il 17,7%.
Il fuoco di fila dell’inesperienza, difficoltà a reggere concorrenza e necessità d’innovazione, pressione fiscale elevata e burocrazia asfissiante purtroppo le falcidia.
Il problema delle mancate riaperture delle imprese individuali
Su 88.184 cessazioni di attività ne sono state riaperte solo 4.599, appena il 5,2% entro il 2018.
Di conseguenza, la stragrande maggioranza di chi chiude un’attività in proprio decide di cambiare strada professionale.
La mancanza di alternative all’impresa individuale
Occorre considerare che il lavoro autonomo è spesso l’unica alternativa alla disoccupazione.
Per questa ragione, le attività individuali nel Sud Italia cercano di resistere alla tentazione di chiudere, nonostante le difficoltà, per mancanza di alternative occupazionali e di reddito.
Basilicata e Sardegna sono tra le più virtuose, perché la fine attività ha coinvolto solo il 30 per cento circa delle aziende.
Queste due regioni hanno fatto persino meglio di quelle individuali valdostane (31,4%) e trentine, che con 31,3% di chiusure in 4 anni, sono state le migliori in Italia.
Lavoro: falcidia imprese individuali. Le chiusure in centro e Nord Italia
Emilia Romagna e Toscana hanno avuto le batoste più evidenti nella cessazione di ditte individuali con punte del 40%, seguite dal Piemonte (39,5%), Lombardia (39,2%), Marche (38,9%), Veneto (38,8%) e Liguria (38,5%).
Gli imprenditori individuali pronti a ritentare
Tuttavia, gli imprenditori individuali al Sud quasi mai ritentano la sorte di rimettersi in proprio, a differenza dei titolari del Centro-Nord che ci riprovano più volentieri dopo una chiusura.
I più audaci sono i titolari della Valle D’Aosta (9,8%), Lombardia (8,2%) e Veneto (7,1%).
L’universo delle imprese individuali straniere in Italia
Il 47,7% delle aziende cinesi individuali aperte nel 2014 hanno cessato l’attività entro 4 anni, ma il 14,9% degli imprenditori ne ha aperta un’altra entro giugno 2018.
Meno propensi a riprovarci i titolari rumeni (42,3% di chiusure) e albanesi (41,7%) che hanno riaperto un’impresa individuale solo nel 3,7% dei casi.
Indiani e pakistani hanno invece giocato un derby speculare.
I primi hanno cessato l’attività individuale nel 44,1% dei casi e solo il 7,7% si è rimesso in pista.
I secondi hanno contenuto le chiusure al 29,5% tra 2014 e 2018 e il 18,8% ne ha riaperto un’altra entro quella data.
Egiziani (31,4%) e marocchini (33,2%) sono su valori intermedi di chiusura ma solo il 6,5% dei primi e il 5,8% dei secondi, ha ritentato il lavoro individuale.