La leggenda delle janare: come catturare le streghe di Benevento

Chi erano le janare? Semplici sacerdotesse di culti pagani o vere e proprie streghe al servizio del diavolo? In questo articolo faremo un po' di chiarezza.

Per risalire all’origine della leggenda riguardante le janare bisogna andare a ritroso nel tempo, fino al medioevo.

Le janare, secondo quanto ci è stato tramandato, erano streghe malvagie, originarie di Benevento, che amavano uccidere bambini e divertirsi con gli animali (cavalli perlopiù) sottomettendoli e facendoli sfinire fino alla morte. Erano note, anche, per accoppiarsi con il diavolo e per invocare demoni mostruosi al servizio di Lucifero, che utilizzavano come cavalcature e con cui volavano nel cielo notturno.

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La janara: strega al servizio del male

La janara era una donna malefica e temuta. Queste streghe beneventane erano solite incontrarsi accompagnate da un demone, detto martinello, lungo le sponde del fiume Sabato. Il sabba infernale iniziava attorno a un albero di noci. Nel corso dei loro riti sacrileghi erano solite utilizzare la stregoneria. Secondo quanto ci è stato tramandato, le janare erano solite ungersi con un unguento particolare, del grasso probabilmente, oppure con altri tipi di sostanze capaci di trasformarle in creature mostruose. Dopo fatto ciò, le janare andavano in giro a seminare terrore.

Figure pagane

Gli incontri a cui partecipavano le janare erano officiati dal diavolo in persona. Satana si presentava vestito di nero, indossante una parrucca riccioluta alla cui sommità era raffigurato un gallo. In realtà, la janara trae origine dal paganesimo e dal folklore del territorio beneventano in tempi ancestrali. Durante l’epoca romana era assai diffuso il culto di Iside, divinità di origine egizia, sposa di Osiride. Iside, in ambito occidentale, era identificata con Diana (Artemide per i greci, dea della caccia) e con Ecate.

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L’assedio bizantino

Come informa Wikipedia, nel 663 Benevento fu messa sotto assedio dai bizantini. Questo evento fu letto come una punizione divina per la presenza delle streghe. I riti pagani furono aboliti e l’albero di noci distrutto. Secondo la leggenda, dal tronco uscì fuori un demone malefico, che venne in seguito scacciato dopo una lunga battaglia. A questo punto arriviamo al 15esimo secolo, epoca in cui impazza la caccia alle streghe. Dopo alcune forti dichiarazioni da parte di Matteuccia da Todi, una delle streghe più temute, tornò il timore per le janare.

Le confessioni di Matteuccia da Todi

Matteuccia da Todi rilasciò dichiarazioni aberranti, tra cui il fatto che in città si svolgessero ancora sabba infernali e che l’albero di noci, precedentemente distrutto, era ricresciuto per volontà diabolica. Al giorno d’oggi, la Campania, perla del Sud Italia, pullula ancora di miti e streghe riguardanti la figura della janara. Le janare erano donne portatrici di saperi antichissimi, occulti e misteriosi. A chi non appartenesse la loro schiera, era preclusa tale conoscenza, secondo la leggenda, di natura maligna. Da questo punto di vista, i riti delle janare hanno qualche analogia, con altri misteri dell’antichità, tra cui quelli eleusini. Riti così intimi e arcani, il cui fulcro e significato è ancora sconosciuto ai giorni nostri.

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Etimologia e attacchi notturni della janara

Risulta incerto il significato originale della parola janara. Per alcuni, tale termine deriverebbe da “dianara”, ovvero, la sacerdotessa di Diana. Secondo un’altra teoria, potrebbe derivare dal latino “ianua”, oppure ancora dal dialetto “gianua” che vuol dire “porta”. La janara, infatti, era insediatrice delle porte. Per capire il senso di questo termine occorre fare un po’ di storia. Secondo la versione riportata in territorio casertano, per la precisione a Sessa Aurunca, la janara aveva il potere di oltrepassare le porte chiuse. Questo era possibile dopo essersi cosparsa del precitato unguento magico. Una volta entrata, la janara era pronta a portare noie o vere e proprie disgrazie in quell’abitazione. Nel migliore dei casi, poteva limitarsi a divertirsi con i cavalli di una stalla, annodando la criniera delle povere bestie e farle cavalcare fino allo sfinimento.

Nel peggiore dei casi, queste ancelle di Satana non si facevano scrupoli a rapire o uccidere bambini. Come difendersi da queste figlie del diavolo che camminavano con piedi umani (per dirla alla Bram Stoker)? Ebbene, in primis era opportuno porre accanto alla culla del piccolo una scopa. Le janare in quel caso avrebbero perso tempo a contare i fili dell’attrezzo. Era efficace, in alternativa, apporre anche dei legumi. Pure in quel caso, la strega sarebbe stata costretta a fare la conta fino all’alba. Da questo punto di vista, per le limitazioni e per gli attacchi notturni, le janare hanno non poche analogie con la figura del vampiro. Il sale, soprattutto, era una vera e propria arma contro le janare, poiché le teneva lontane, proprio come l’aglio con i vampiri.

L’odio verso i bambini

Come tutti gli esseri magici, le janare potevano essere tanto buone quanto cattive. Conoscevano i rimedi per le malattie, in quanto erano capaci di mettere insieme erbe magiche molto efficaci contro i malanni. Tuttavia, esse avevano anche il potere di scatenare cataclismi, come immani tempeste, rendere gli uomini e le donne sterili, oppure graffiare loro la schiena nel cuore della notte. Ad ogni modo, le loro vittime preferite erano i bambini. Pare che si accanissero contro i piccoli, in quanto essendo serve del maligno e rinnegate dal Signore, non potevano generare figli. Le janare erano condannate a essere sterili per tutta la loro vita. Per tale motivo sfogavano le loro frustrazioni sui figli del popolo.

La janara gravida

Esiste, tuttavia, anche la leggenda della janara incinta. Sarebbe stata una contadina vissuta nell’800 dedita alla stregoneria. Condannata al rogo quando era in dolce attesa, la strega si sarebbe vendicata scatenando una maledizione sulle future generazioni. Le janare, di solito, uscivano di notte completamente nude. I cavalli vittime delle streghe, prima di morire, riuscivano temporaneamente a volare, tramite un balsamo creato dalle malefiche. Sembra, inoltre, che altre vittime su cui si accanissero fossero i giovanotti, che cercavano di soffocare mentre dormivano, sdraiandosi sui loro petti.

Come catturare una janara?

La credenza locale dice che per catturare una janara bisogna afferrarla per i capelli e rispondere alla sua domanda: “Cos’hai in mano?”. Il “witch hunter” provetto deve rispondere: “Ferro e acciaio”. Se per sbaglio si risponde “capelli” la strega si libererà facilmente. Invece, se si risponde correttamente, la strega si bloccherà come pietrificata e a quel punto i suoi poteri malefici saranno del tutto inefficaci. Nel caso in cui si riesce a catturarla mentre è invisibile, sarà la janara stessa a giurare fedeltà e protezione sulla casa in cui è stata bloccata, per 7 generazioni.

Qui di seguito vi proponiamo il video della youtuber Loù Witchannel che ringraziamo per le preziose informazioni:

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Marco Della Corte
Marco Della Corte
Sono nato a Capua (Caserta) il 4 agosto 1988. Da sempre amante, della letteratura, giornalismo, mistero, musica e cultura pop (anime, manga, serie tv, cinema e videogames). Ho mosso i primi passi su testate locali come Il Giornale del Golfo e la Voce di Fondi, per poi passare a testate più mainstream come Blasting News, Kontrokultura e Scuolainforma. Regolarmente iscritto presso l'ODG Campania come pubblicista, sono laureato in Filologia classica e moderna. Attualmente insegno come docente di materie umanistiche tra liceo classico e scientifico. Ah, dimenticavo: la cronaca nera è il mio pane quotidiano!