L’estinzione dei dinosauri: Tanis, una finestra sul passato

Scoperto in North Dakota un giacimento di fossili risalente alla fine del Cretaceo.

Un team di ricercatori ha portato alla luce un deposito fossilifero formatosi in seguito al catastrofico impatto che causò l’estinzione dei dinosauri. Tanis, il sito dove è stato rinvenuto il giacimento, si trova in North Dakota e fa parte della celebre Hell Creek Formation. Quest’ultima è una formazione rocciosa risalente alla fine del Cretaceo, 66 milioni di anni fa, in cui sono stati ritrovati numerosi resti di dinosauri e altri organismi.

Lo sterminio dei dinosauri causato da un meteorite

I dinosauri sono un gruppo di rettili apparsi nel Triassico superiore (circa 230 milioni di anni fa) che dominò gli ecosistemi terrestri per ben 160 milioni di anni. Il loro regno tramontò verso la fine del Cretaceo e, ad oggi, solo gli uccelli (i cosiddetti dinosauri aviani) sopravvivono come ultimi discendenti di queste maestose creature.

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È possibile che diversi fattori abbiano contribuito alla loro scomparsa – in particolare la caduta di una cometa o un asteroide (largo più di 10 km) avvenuta nella penisola dello Yucatán, in Messico. Questo enorme corpo roccioso produsse un cratere del diametro di 150 km e profondo almeno 20 km, le cui tracce sono state rilevate nei pressi della città di Chicxulub. L’impatto generò un’ energia superiore a quella che si produrrebbe facendo detonare ogni bomba nucleare oggi esistente.

Le immani temperature e pressioni provocarono l’evaporazione della roccia, scagliando enormi quantità di polveri e materiale fuso in atmosfera. Le particelle più fini formarono una nube che ricoprì l’intero pianeta per anni, bloccando la luce del Sole e causando un drastico calo delle temperature globali. Detriti ancora incandescenti ricaddero sulla superficie, nel frattempo devastata da terremoti e tsunami, dando luogo a vasti incendi. L’impatto determinò l’evento di estinzione K-Pg (così chiamato perché segna il passaggio dal Cretaceo al Paleogene), durante il quale il 75% delle specie di piante e animali scomparvero per sempre, inclusi pterosauri, mosasauri e, appunto, tutti i dinosauri non aviani.

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Il sito e i ritrovamenti

Nel corso di sei anni di scavi, il team di ricercatori, guidato da Robert DePalma (curatore presso il Palm Beach Museum of Natural History, in Florida), ha portato alla luce numerosi resti di vegetali e animali, tra cui conifere, pesci, mosasauri, ammoniti e perfino ossa di triceratopo.

Inizialmente, gli scienziati sono rimasti sorpresi dal ritrovamento di organismi terrestri, marini e d’acqua dolce nello stesso deposito. Successivamente, si è ipotizzato che il sito rappresenti l’estuario di un fiume il quale, in seguito all’innalzamento del livello del mare conseguente all’impatto, è stato sommerso dalle acque. Animali e piante furono travolti e scagliati dalle onde, finendo così esposti alla ricaduta del materiale eiettato in atmosfera, ora solidificatosi. Alcune di queste sferule di vetro (definite “tectiti”) raggiungevano un diametro di 5 mm, e precipitarono con tale forza da conficcarsi nel sedimento.

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Come affermato da Mark Richards (professore emerito di scienze della terra e planetarie presso la UC Berkeley) e Walter Alvarez (anch’egli professore presso tale università, e padre della teoria dell’estinzione causata da un meteorite), è escluso che quest’area sia stata investita dallo tsunami prodotto direttamente dall’impatto del meteorite. I due ricercatori sostengono infatti che una simile onda avrebbe impiegato fino a 12 ore per raggiungere il sito di Tanis, distante 3000 km dal luogo di caduta del corpo roccioso. Tuttavia, la presenza di tectite all’interno del sedimento suggerisce che il fondale fosse già stato esposto all’aria entro circa 45 minuti dall’impatto – il lasso di tempo necessario affinché il materiale vetroso ricadesse a terra. Richards e Alvarez hanno ipotizzato che l’onda sia stata prodotta da violenti terremoti di magnitudo 10 o 11, e che abbia investito il sito dopo pochi minuti. In breve tempo, una seconda ondata avrebbe raggiunto il litorale e sepolto definitivamente gli organismi sotto uno spesso strato di detriti, conservandoli fino ai giorni nostri.

L’importanza del sito Tanis

Tanis non è l’unico sito in cui sono stati rinvenuti fossili collegati all’evento K-Pg – ad esempio, resti di animali acquatici come squali e vongole furono ritrovati in alcune località europee. Tuttavia, secondo DePalma, ciò che rende unico il sito di Tanis è la quantità di organismi di grandi dimensioni appartenenti a differenti specie e fasce d’età, rappresentando una finestra aperta sugli ecosistemi della fine del Cretaceo, e su come siano stati colpiti dagli effetti dell’impatto.

Sono stati inoltre recuperati esemplari eccezionali, quali alcuni pesci spatola che avevano ingerito tectite. Particolarità di questi animali, infatti, è il metodo di cattura del cibo, consistente nel filtraggio dell’acqua attraverso un setaccio sito nell’apparato branchiale. Così facendo, i pesci spatola hanno inavvertitamente catturato alcune delle sferule di vetro che, a pochi minuti dalla caduta del meteorite, avevano cominciato a precipitare.

Per di più, come affermato da Jan Smit (ex-professore per la Vrije Universiteit di Amsterdam), il rinvenimento di ossa di triceratopo ha definitivamente sfatato la teoria secondo cui i dinosauri si sarebbero estinti prima dell’evento K-Pg. Negli anni a venire, il team guidato da DePalma proseguirà le ricerche nel tentativo di svelare le preziose informazioni che questo straordinario sito ha da offrire, con l’obiettivo di approfondire le nostre conoscenze riguardo l’evento che ha segnato la fine dell’epoca dei dinosauri.