In questo articolo andiamo parlare di un mostro, per certi aspetti, molto simile a Nessie, il mostro di Loch Ness. Pur condividendo con la precitata creatura aspetti “saureschi”, il leggendario Mokele Mbembe è originario dell’Africa e non della Scozia come il suo illustre “collega”. Un mistero che dura da secoli, tra racconti dei capitribù locali, presunti avvistamenti e la scoperta di alcune tracce che confermerebbero l’esistenza del mostro. Il primo occidentale a sentir parlare del Mokele Mbembe fu padre padre Lievain Bonaventure Proyart, un missionario vissuto nel ‘700.
Dove vivrebbe e che cos’è il Mokele Mbembe?
Il Mokele Mbembe vivrebbe in Congo. Si tratterebbe, da quel poco che sappiamo, di un sauropode di genere diplodocus. Il termine Mokele Mbembe, nella lingua lingala, significherebbe: “Colui che ostacola il corso del fiume”. Il suo aspetto viene descritto come un incrocio tra un ippopotamo, un elefante e un leone, con una coda di serpente e un collo lungo come quello di una giraffa. Nonostante alcune presunte tracce ritrovate e correlate a questa misteriosa creatura, non esistono filmati, foto o resti che possano confermarne l’esistenza.
Gli avvistamenti
Il Mokele Mbembe sarebbe stato avvistato nelle foreste del Congo, nella regione del lago Tele. Si tratta di un bacino d’acqua che ebbe origine dall’impatto di un meteorite col suolo terrestre avvenuto oltre ottanta milioni di anni fa. Le prime testimonianze relative al Mokele Mbembe si troverebbero all’interno di un testo risalente al 1776, scritto dal precitato missionario, padre Bonaventure Proyart. Nel documento si legge come alcuni missionari, passeggiando in una foresta, fossero passati accanto ad alcune impronte animalesche.
Impronte anomale, mai viste prima, quelle che avrebbero notato gli uomini di chiesa. Padre Proyart specifica nel testo come esse dovessero appartenere a una bestia mostruosa. Tali impronte sarebbero state caratterizzate da una circonferenza di novanta centimetri e distanti l’una dall’altra, più di due metri. Purtroppo il testo del missionario francese non fornisce ulteriori dettagli riguardo alle impronte e all’animale a cui sarebbero appartenute. In effetti del Mokele Mbembe non si parla da nessuna parte. Le cose iniziano a cambiare con l’avvento del ventesimo secolo.
Il fascino dei dinosauri
Nei primi decenni del ‘900 in Occidente iniziano le prime esposizioni pubbliche di scheletri di dinosauri ricostruiti. Un esempio è quella del 1905 presso l’American Museum of Natural History. Insomma, un periodo d’oro per i sauropodi, le cui ricostruzioni riempivano i musei di America ed Europa. Copie di dinosauri ricostruite minuziosamente vennero richieste da diversi istituti museali di Francia, Germania, Italia, Austria, Spagna, Argentina, Russia, Messico ecc. Nessuno aveva mai visto ricostruzioni o immagini di dinosauri reali e quindi c’era il forte desiderio di scoprire come fossero fatte queste creature colossali che abitarono la Terra prima dell’uomo.
Ci si chiedeva se fosse stato possibile convivere con simili mostri e sir Arthur Conan Doyle (creatore di Sherlock Holmes) rispose con un’opera destinata a diventare un best-seller: Il Mondo Perduto. Nel romanzo un gruppo di esploratori ritrova in un luogo esplorato dell’America Latina diversi esemplari di animali preistorici ancora in vita. Nel 1925 Il Mondo Perduto godette di una trasposizione cinematografica caratterizzata da effetti speciali all’avanguardia per quei tempi. Nel film, infatti, i dinosauri sembravano realistici in una maniera impressionante.
Il contributo di Carl Hagenbeck
L’idea del Mokele Mbembe così come lo conosciamo noi prese forma con l’opera Bestie e Uomini di Carl Hagenbeck (1844-1913). Hagenbeck è conosciuto anche per essere stato mercante di animali esotici e creatore dello zoo come noi lo conosciamo. Il mercante scrive: “Alcuni anni fa ho avuto notizia dell’esistenza di un immenso animale sconosciuto. La creatura viveva nelle grandi profondità della paludi della Rhodesia ed era descritta come un enorme mostro: mezzo elefante e mezzo drago. A me sembra possa trattarsi solo di un certo tipo di dinosauro, in apparenza simile a un brontosauro”.
Carl Hagenbeck inviò dunque una spedizione per trovarlo, ma i risultati furono molto, molto scarsi. Il mercante, tuttavia, non si arrese. Egli localizzò l’habitat naturale del Mokele Mbembe in Rhodesia, che all’epoca era una colonia britannica. Tale territorio comprendeva i paesi di Zimbambwe e Zambia, a circa 2.000 chilometri dal lago Tele, molto lontano dunque dal luogo “di originr” della creatura. All’epoca però, come già detto, il tema dei dinosauri aveva molta fortuna e leggende e racconti, fin troppo surreali, su tali creature spuntavano come funghi.
Congo 1913: una nuova spedizione
Arriviamo al 1913. Il barone Von Stein zu Lausnitz condusse una spedizione in quella che all’epoca era la colonia tedesca del Camerun e del bacino del fiume Congo. Qui prese appunti di alcuni racconti da parte degli indigeni di una misteriosa creatura chiamata Mokele Mbembe. Secondo le affermazioni degli abitanti del luogo, l’animale avrebbe avuto un colore bruno grigiastro. La sua pelle sarebbe stata, inoltre, liscia. Le sue dimensioni sarebbero state quelle di un ippopotamo, se non addirittura quelle di un elefante.
Il barone Von Stein zu Lausnitz scrive: “Si dice che abbia un lungo collo e flessibile e un solo dente ma molto grande. Alcuni dicono si tratti di un corno, alcuni parlano di una lunga coda muscolosa simile a quella di un alligatore. Le canoe che si avvicinano sono condannate. Si dice che l’animale attacca le imbarcazioni e ne uccide l’equipaggio, senza però mangiare i corpi. Si dice che viva nelle grotte e che di giorno salga sulle rive in cerca di cibo. La sua dieta è completamente vegetale”. C’è da dire che il manoscritto del barone non fu mai pubblicato e ne conosciamo alcuni stralci tramite il giornalista e critozoologo Willy Ley (1906-1969). Ci sarà da fidarsi?
Ringraziamo Massimo Polidoro per le preziose informazioni