Passaporto sanitario dei ristoratori, ecco una proposta importante

Il passaporto sanitario per i ristoratori è una proposta importante per arrivare all'apertura di locali covid free e la ripesa del paese, soprattutto di questo settore fortemente coinvolto. Quali sono però le incognite?

Parlando di economia e finanza in questi giorni abbiamo detto che una delle paure più grandi dei paesi, delle società e delle industrie, di investitori e analisti riguarda proprio i nuovi lockdown di adesso e futuri alla notizia di nuove varianti oppure a ritardi di arrivo e produzione vaccini come sta avvenendo per AstraZeneca. Il coronavirus fa chiudere i negozi e le ristorazioni, i professionisti del settore sono scesi spesso in piazza per chiedere al Governo di riaprire nonostante la pandemia. Tra le richieste importanti c’è quella di istituire un passaporto sanitario per i ristoratori, vediamo nel dettaglio che cos’è.

Che cos’è il passaporto sanitario dei ristoratori: la proposta

I ristoratori chiedono un passaporto sanitario per il loro settore come strumento che permette di riaprire in sicurezza al più presto. La proposta di questa introduzione è di uno chef, Cristina Bowerman che è presidente Ambasciatori del Gusto, diventata portavoce di un’iniziativa che riunisce anche bar e pub.

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Il passaporto sanitario per la ristorazione, se approvato, sarà una tessera che certifica l’immunità della persona, ovvero che ha ricevuto il vaccino. Ciò rappresenta un cambiamento importante perché se prima era solo il test giornaliero a consentire il lavoro e non lavoro adesso si ha la possibilità di uno status di sicurezza più stabile, appunto l’immunità per vaccino. Sicuramente non è una cosa semplice perché per vaccinare tutti gli operatori della ristorazione e i loro dipendenti ci vorrà molto tempo, esattamente come sta succedendo anche a personale medico e sanitario, agli anziani e persone fragili.

Come funzionerebbe?

Il blocco del turismo e delle città rappresenta il primo fattore di crisi dei ristoranti, c’è meno flusso di consumatori nei centri storici o nelle strade più commerciali e visitate. La chiusura dei locali crea poi una seconda difficoltà perché non c’è la possibilità di invogliare le persone che vivono in città, quindi un danno incredibile alla ristorazione locale. Una certificazione valida come il passaporto sanitario per i ristoratori che attesta la vaccinazione avvenuta e l’immunità del personale di cucina e di sala aumenterebbe la fiducia nelle città e nei paesi. Insomma, sui ristoranti e nei bar deve arrivare la scritta “Covid Free” che è anche un bel messaggio di speranza.

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L’incognita consumatori

Purtroppo l’incognita è sui clienti perché sono loro che devono essere controllati per evitare il contagio. Infatti, l’OMS ha confermato che il virus si contrae più al chiuso che all’aperto. Basta una sola persona dentro un ristorante, un pub o un bar per creare focolai molto pericolosi per l’Italia e il resto dei paesi.

Dovremmo aspettare l’estate con la possibilità di consumare all’esterno? Speriamo di no, altrimenti si creerebbe una situazione economica molto simile all’estate 2020, quando nei mesi di giugno, luglio e agosto l’economia italiana ha un po’ respirato per le riaperture e ripianto dopo per le nuove chiusure. Ma il vaccino in corso potrebbe cambiare questa narrazione.

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Iole Di Cristofalo
Iole Di Cristofalo
Articolista e web copywriter