Il macchinista-eroe si chiamava Antonio D’Acci, aveva 61 anni, era originario di Foggia ma residente a Termoli (Campobasso) e da circa 40 anni prestava servizio come macchinista sin dal 1986.
Oltre alla sua generosità, è stata probabilmente anche la grande esperienza professionale maturata in 40 anni di attività a consentirgli di riuscire a resistere, gestire il dolore al petto giusto in tempo per fermare il convoglio.
Poi Antonio D’Acci si è accasciato ed è morto.
Il suo gesto ha evitato una disgrazia, infatti, con il treno in corsa ci sarebbero stati sicuramente dei feriti, forse anche dei morti.
Quando il macchinista ha avvertito il malore, il treno, che copriva la tratta Pescara-Sulmona, si trovava all’altezza Manoppello (Pescara) in aperta campagna.
L’uomo ha ricevuto soccorso, prima dal capotreno e dal personale di bordo, poi dagli operatori del 118 che sono stati prontamente contattati fornendo loro il punto preciso di fermo del treno visto che non ci si trovava nei pressi di una stazione. Al loro arrivo hanno tentato a lungo di rianimarlo ma inutilmente.
Sono tuttora in corsa i rilievi e gli accertamenti a cura dei Carabinieri della Compagnia di Penne.
Saputa la notizia, la senatrice M5S Gabriella Di Girolamo ha rivolto le condoglianze alla famiglia e poi ha ribadito la mozione depositata affinché i lavori su turni del settore ferroviario vengano inclusi tra le categorie dei mestieri usuranti.