Problemi con Facebook: condivisione dei dati sensibili

Problema risolto, ma i dubbi sulla privacy restano

problemi con facebook
Photo Credits: Pixabay

Ancora problemi con Facebook. Il social network più utilizzato al mondo, sembra avere continui guai con la privacy negli ultimi tempi. Per “fortuna”, non si tratta di un’azione voluta, ma di un bug della piattaforma che tra l’altro, è stato già sistemato. Tuttavia, restano i dubbi sulla vicenda e le sue conseguenze. Ma andiamo con ordine.

Condivisi per errore i dati degli utenti

Facebook ha condiviso i dati sensibili dei suoi utenti con aziende terze per un errore causato da un bug nel sistema. Questo significa che gli sviluppatori di app di terze parti, hanno avuto accesso a questi dati, compromettendo la privacy degli iscritti.

L’azienda di Zuckerberg è stata protagonista, nel 2018, del noto scandalo di Cambridge Analytica e sempre per problemi di privacy. Inoltre, non è nuova a bug e falle nella sicurezza, che portano immancabilmente alla diffusione di dati appartenenti agli utenti iscritti al social network. Il recente errore, riguarda proprio uno dei sistemi di sicurezza introdotti da Facebook per garantire la tutela di questi dati sensibili. La regola dei 90 giorni.

Facebook e la regola dei 90 giorni

Nel 2018 Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica, aveva raccolto i dati personali di milioni di utenti di Facebook senza il loro consenso, utilizzandoli influenzare le elezioni presidenziali americane del 2016 e il referendum per la Brexit. A causa dello scandalo in cui era coinvolta insieme a Facebook, Cambridge Analytica ha dichiarato bancarotta.

In quell’occasione, è stata istituita da Facebook, la regola dei 90 giorni per gli utenti inattivi, alla ricerca di un modo per salvaguardare la privacy dei propri iscritti. In pratica, questa misura prevede che gli sviluppatori di applicazioni terze, installate sugli smartphone degli utenti, dopo 90 giorni dall’ultimo utilizzo non abbiano più accesso ai loro dati. Questo, per evitare che si possano mantenere dati di utenti appunto “inattivi”, cioè persone che non utilizzano più l’app da molto tempo.

I problemi con Facebook però, sono tornati anche dopo questa regola: infatti, proprio a causa del bug, circa cinquemila sviluppatori hanno continuato a ricevere questi dati anche dagli utenti inattivi. Il Direttore dei programmi e piattaforme per sviluppatori Facebook ha spiegato: “Facciamo un esempio. Avete installato un’app per il fitness e volete condividere la sessione di allenamento con i vostri amici, invitandoli a collegarsi. Alcuni di coloro che hanno ricevuto l’invito, erano inattivi da molti mesi e non ce ne siamo accorti, così i loro dati sono stati rilasciati”.

Facebook ha dichiarato di aver sistemato il bug, senza però rilasciare ulteriori dettagli sul numero degli account coinvolti, o sulla tipologia di dati divulgati senza consenso. L’azienda ha però assicurato, che non sono stati rilasciati dati aggiuntivi oltre a quelli inizialmente autorizzati dall’utente.

Facebook e la privacy

Dopo lo scandalo del 2018, il social network ha implementato i propri sistemi per garantire maggiore tutela sulla privacy degli utenti, oltre a limitare la diffusione di disinformazione tramite fake news e in particolare, post di propaganda politica. Fatto sta, che nel prossimo futuro, non sappiamo ancora cosa aspettarci da queste “pecche” nel sistema di Facebook. Soprattutto, se la società dovrà affrontare nuovamente critiche alla gestione dei dati sensibili dei suoi iscritti.