Roberta muore per cure inadeguate: il PM chiede 16 anni per il Santone

Tre indagati totali con l'accusa di omicidio volontario in concorso

Roberta Repetto, una giovane donna di circa quaranta anni, nel 2020 è morta in seguito all’esportazione di neo, senza che le si sia stata eseguito l’anestesia, per poi esser curata con le tisane. Quest’ultime, secondo quanto si apprende, avevano la specifica funzione di curare la paziente secondo il percorso olistico e tantrico, basato sulla condivisione.

Queste sono le spiegazioni di V.P.B, il Santone per cui la procura ha chiesto una condanna a 16 anni di reclusione in carcere.

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Gli indagati, in totale, sono tre. Due uomini ed una donna. Il primo, il santone sopracitato che avrebbe iniziato Roberta alle cure. Poi, con lui, anche P.B. medico bresciano, insieme,e a P.D, psicologa e compagna del medico, che hanno assistito all’operazione.

Hanno negato ogni responsabilità nella vicenda, dichiarando anche di aver consigliato a Roberta di farsi vedere da un altro medico per la ferita alla schiena.

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Secondo quanto ricostruito dagli agenti delle forze dell’ordine del posto, la vittima era stata operata nel centro Anida, distesa su un tavolo da cucina, senza alcun tipo di anestesia e senza che il neo fosse realmente analizzato tramite appositi strumenti.

Attualmente, dopo la prima udienza, su tutti e tre pende l’accusa di omicidio volontario in concorso.