Russia, le contromisure di Mosca alle sanzioni di Ue e Usa

Mosca, già temprata da otto anni di sanzioni (dal 2014, in occasione della crisi in Crimea), ha elaborato una strategia preventiva per evitare – o almeno ridurre – il peso di ulteriori sanzioni occidentali

La crisi tra Russia e Ucraina è infine sfociata in una guerra. È l’esito di un braccio di ferro tra Nato (cioè Usa) e Russia che si protrae da decenni, con gli americani che hanno appaltato agli ex satelliti sovietici, ora inglobati nell’Occidente a guida anglo-americana, il contenimento dell’Orso russo (una tattica attiva, che esercita una pressione impercettibile ma costante sull’avversario). Gli americani temono che i russi possano insidiarne la posizione dominante nel Vecchio Continente accordandosi con le principali nazioni europee, penetrando economicamente e politicamente. Mosca, dal canto suo, da sempre nutre ambizioni imperiali: affacciata su una pianura sconfinata e indifendibile, con una immagine grandiosa di sé e del suo destino, da secoli la Russia sottomette le nazioni limitrofe per difendersi in terra straniera da eventuali attacchi esterni. E se nella Guerra fredda questa linea immaginaria del fronte arrivava fino all’altezza dell’Elba, oggi si colloca tra Bielorussia e Donbass. In circa trent’anni la linea si è spostata verso Mosca assottigliandosi circa di un migliaio di chilometri. E con lei si sono mosse le batterie missilistiche puntate verso il cuore della nazione russa.

Inaccettabile per qualsiasi superpotenza che, a dispetto di quanto si crede, vive soprattutto di paura: quella di perdere il potere, di soccombere ai rivali; in geopolitica infatti il vuoto non esiste: ogni vuoto di potere sarà colmato da una potenza concorrente. «Conservare la potenza è, per i potenti, una necessità vitale, poiché è la loro potenza a nutrirli; ora, essi devono conservarla ad un tempo contro i loro rivali e contro i loro inferiori, i quali non possono non cercare di sbarazzarsi di padroni pericolosi» scrive Simone Weil. Da qui le due lotte che ogni uomo di potere deve condurre: la prima intestina, sul fronte interno, diretta contro coloro sui quali regna (dunque la necessità di avere sotto controllo l’opinione pubblica interna, perché nessuno può fare a meno del consenso popolare); la seconda contro i suoi rivali, cioè combattuta sul fronte esterno. Due lotte che si intrecciano e si mescolano di continuo e dove l’una alimenta l’altra perché, scrive sempre la Weil, «un potere, qualunque esso sia, deve sempre tendere ad affermarsi all’interno per mezzo di successi ottenuti all’esterno, perché questi successi gli offrono mezzi di costrizione più potenti».

- Advertisement -

Ciò premesso, come era previsto l’Occidente ha condannato l’operazione militare decisa da Mosca e ha varato una serie di sanzioni economiche. Il punto è che è almeno dal 2014, con la crisi della Crimea, che Putin deve fare i conti con le rappresaglie economiche dei paesi Nato. Tanto è vero che i russi da tempo lavorano per ridurre la loro dipendenza dall’Occidente e, all’opposto, per accrescere la dipendenza Ue da Mosca: primo esempio fra tutti quello delle forniture di gas russo, indispensabili per gli europei, con la Russia diventata un imprescindibile partner commerciale per diversi paesi del Vecchio Continente.

Mosca perciò ha elaborato una strategia preventiva dopo otto anni di sanzioni.

- Advertisement -

Sul piano dell’economia – o meglio dalla moneta – si è consumato l’addio dei russi al dollaro. Nell’ultimo lustro Mosca ha ridotto sensibilmente la propria dipendenza dal dollaro e dagli investimenti stranieri. Il culmine di questo atteggiamento anti-dollaro Usa è stato raggiunto a giugno 2021 quando il Russian National Wealth Fund – vale a dire il fondo sovrano della Russia, ha annunciato di voler dismettere i propri asset in dollari a favore di quelli in euro, yuan e oro. A annunciarlo fu il ministro delle Finanze Anton Siluanov durante il Forum economico internazionale di San Pietroburgo. La decisione arrivava in risposta alle sanzioni imposte dagli Usa alla Russia, tra le quali il divieto fatto alle istituzioni americane di trattare direttamente i titoli di Stato del debito russo. Allo stesso tempo Mosca riduceva, quasi certamente per tutelarsi da future sanzioni, l’esposizione all’estero delle sue banche e delle sue aziende.

Tra le sanzioni più pesanti che gli occidentali potrebbe varare contro Mosca c’è l’esclusione della Russia dal sistema finanziario Swift per i pagamenti esteri. Lo Swift (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunications) è nato nel 1973 per connettere più di 11 mila istituzioni finanziarie per i loro trasferimenti di denaro in tutto il mondo. Ha sede in Belgio e dunque è sottomesso alla legislazione europea. Insieme allo stop al gasdotto di nuova costruzione Nord Stream 2, escludere la Russia dallo Swift sarebbe il colpo più duro a Mosca perché così facendo banche e imprese russe non potrebbero più, di fatto, ricevere denaro dall’estero. Il che comprometterebbe rapporti commerciali e giri d’affari miliardari (solo lo scambio commerciale tra Italia e Russia supera i 20 mld di euro). Per questo la Banca russa ha iniziato da tempo a sviluppare sistemi alternativi allo Swift: uno nazionale e l’altro in partnership con la Cina.

- Advertisement -

Il problema non da poco è che escludere la Russia dallo Swift potrebbe ritorcersi contro gli stessi europei, dato che molte importanti banche europee sono largamente esposte sugli asset russi (secondo il Financial Times Unicredit, ad esempio, è esposta per 1,4 mld). Senza contare, come si diceva, che l’Europa dipende da Mosca per le materie prime: petrolio e gas. Tanto è vero che era partita la costruzione del gasdotto Nord Stream 2: un gigante sottomarino pensato per raddoppiare la portata del Nord Stream 1, del 2011, che parte dalla Russia per rifornire di gas la Germania. Al momento un’alternativa praticabile al gas russo non c’è: è chiaro quindi che la leva energetica costituisce una formidabile arma di ricatto nelle mani della Russia, dato che, sempre per restare in casa nostra, circa il 40% del gas impiegato in Italia arriva proprio da Mosca.

Emiliano Fumaneri
Emiliano Fumaneri
Veronese di nascita, ho vissuto molti anni in Trentino-Alto Adige (Merano, Trento, Rovereto). Ho studiato Sociologia a Trento. Vivere in una regione di confine così ricca di storia e di strazi ha suscitato in me la passione per le lingue straniere e la curiosità per culture e costumi differenti.