Scimmie

Scimpanzé sorpresi a bere alcol dalla frutta fermentata

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Nel cuore della foresta pluviale africana, i nostri cugini primati stanno facendo notizia con abitudini davvero intriganti. Due popolazioni di scimpanzé selvatici, una in Uganda e l’altra in Costa d’Avorio, sono stati osservati mentre consumano frutti fermentati, ingerendo quantità di alcol comparabili a due bicchieri di vino al giorno. Questo comportamento non solo offre nuove prospettive sull’evoluzione primordiale degli esseri umani, ma anche su come l’attrazione per l’alcol potrebbe avere radici più profonde di quanto immaginato.

Consumatori inconsapevoli di alcol

Gli scimpanzé selvatici del Parco Nazionale di Taï e della Riserva Strik Strik Ngogo non selezionano frutti a caso. Si cibano di frutti come il Guinea plum e il fig guided dalla presenza di zuccheri fermentati. Uno studio condotto dall’Università di California, Berkeley, ha analizzato il contenuto di etanolo in questi frutti, rivelando tassi di alcol variabili tra lo 0,3% e lo 0,4%, che sembra poco ma si accumula notevolmente rispetto alla massa corporea dei primati. Tenendo in considerazione che gli scimpanzé consumano circa il 10% della loro massa corporea in polpa di frutta quotidianamente, si tratta di un quantitativo significativo.

Il peso dell’evoluzione e il consumo di alcol

La cosiddetta ipotesi della scimmia ubriaca suggerisce che l’attrazione umana per l’alcol possa derivare dalla selezione naturale per reperire carboidrati fermentati nell’ambiente, un vantaggio competitivo che ha probabilmente accompagnato gli esseri umani durante il processo evolutivo. Questa teoria guadagna ulteriore credibilità attraverso le scoperte epidemiologiche che mostrano somiglianze nel consumo alimentare alcolico tra gli scimpanzé moderni e i nostri antenati primordiali.

Approfondimento

Ipotesi della scimmia ubriaca

  • Definizione: Teoria secondo cui l’attrazione umana per l’alcol si è evoluta come vantaggio evolutivo nel trovare frutti fermentati.
  • Curiosità: Alcuni scienziati suggeriscono che il consumo di alcol potrebbe aver aiutato gli umani antichi a fronteggiare alimenti tossici.
  • Dati chiave: L’assunzione di alcol nei frutti fermentati dagli scimpanzé corrisponde a 14 grammi di etanolo al giorno, equivalente a due bicchieri di vino per un essere umano di 70 kg.

Una dieta inconsapevolmente inebriante

Gli scimpanzé della regione occidentale sono stati documentati mentre si nutrivano prevalentemente del frutto dell’Parinari excelsa e dell’albero Sacoglottis gabonensis. Gli scudi fruttuosi, che contengono il loro stesso peso in zuccheri fermentati, risultano un naturale supplemento di etanolo per questi animali. L’ecologo Miguel Llorente sottolinea come questi risultati offrano una stima quantitativa dell’ingestione quotidiana di alcol negli scimpanzé selvatici, suggerendo radici evolutive nell’alimentazione di alcol tra i primati.

Oltre l’analogia tra primati ed esseri umani

Sebbene il consumo di alcol negli scimpanzé sia incidental, non come inebriamento intenzionale come negli esseri umani, le connessioni con la nostra storia evolutiva restano affascinanti. Aleksey Maro continua a esplorare queste similitudini evolutive, includendo metodi di misurazione innovativi come l’analisi delle urine per esaminare l’assorbimento di alcol negli animali.

L’eredità evolutiva dell’alcol

Potrebbe sembrare paradossale che il consumo involontario di alcol da parte degli scimpanzé possa fornire informazioni sulla nostra propensione storica agli alcolici, ma queste ricerche ci invitano a riflettere sulla nostra relazione con questa sostanza. Mentre il dibattito sul rapporto tra alcol e primati continua, l’evidenza suggerisce che le radici di tale comportamento siano ancor più profonde e prendersi il tempo per esplorare queste cause potrebbe spiegare le sottigliezze del comportamento umano odierno.

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