Cos’è il talento? Un’abilità che spesso crediamo di saper spiegare e riconoscere e che, al contrario, non è affatto scontata e facile da definire.
Il talento sembra connotare in maniera singolare un individuo e che spesso appare geneticamente preprogrammato a mettere in atto una specifica abilità come, ad esempio il canto, il ballo, la poesia, la letteratura, il disegno …
Così, si ritiene che chi goda di un grande talento abbia la strada spianata, che avrà lauti guadagni ed una vita ricca e piena di soddisfazioni. Sbagliato!
Serena Bruno (Paola Cortellesi) nasce con un grande talento: quello di saper riprodurre graficamente edifici, giardini e spazi arredati. Insomma, una spiccata propensione all’architettura, che viene coltivata e che la condurrà alla laurea e al conseguimento di numerosi master e riconoscimenti in tutto il mondo.
Serena Bruno nasce ad Anversa, non quella che si trova in Belgio, ma in Abruzzo: un paesino sulle montagne abitato da 400 anime.
Serena Bruno è donna, è capace e competente, è riuscita da sola a crearsi una posizione di tutto rispetto all’estero, a Londra, ma Londra si sa, ha un clima un tantino umido e piovoso e Serena, una sera, rivede in un piatto di bucatini i colori della sua Italia e decide di farvi ritorno.
Ma l’Italia la accoglierà con i suoi paradossi.
Serena, tornata in Italia, perde la sicurezza e il prestigio londinese e sarà costretta a correre tra un punto e l‘altro della città con un motorino sgangherato.
In Italia, i laureati sono per lo più precari, si dividono tra almeno tre 3 lavori “precari”, poco qualificanti e per niente remunerativi, ai quali bisogna poi aggiungere un quarto lavoro, non in linea con la laurea conseguita, ma che contribuisce a farti arrivare a fine mese e pagare l’affitto e le bollette.
Così Serena inizia a lavorare come cameriera nel ristorante di Francesco (Raul Bova), uomo attraente, con un matrimonio finito alle spalle ed un figlio. Serena si invaghirà di Francesco che, però, diventerà solo il suo più grande amico e confidente, perché Francesco è omosessuale.
Ma l’Italia, oltre ad essere ricca di paradossi, è anche il luogo delle mille sorprese, dei sorrisi genuini e della disponibilità. Serena incontra una signora che abita in un grosso complesso di palazzoni, nella periferia di Roma, mai portati a termine e immersi nel degrado, che le chiederà di aiutarla a portare in casa l’acqua, ma soprattutto a ritrovare la strada di casa. Le scale del palazzone sono tutte uguali e solo grazie al segno verde che la signora ha tracciato sul muro, con i colori dei suoi nipotini, potrà riportarla a casa.
Nel tragitto Serena legge che per quei palazzoni è previsto un bando per la riqualificazione della zona, promosso dal comune di Roma, e a cui Serena Bruno deciderà di partecipare.
Il segno verde della signora si trasformerà nel progetto di Serena in un quarto piano “chilometro verde” che prevede servizi e spazi per la cittadinanza.
Serena è sfiduciata, ormai non crede più che potrà riuscire ad ottenere quell’incarico, ma l’aiuto di Francesco la porterà a sostenere il colloquio.
La commissione si aspetta di incontrare l’architetto Bruno Serena, un uomo e non una donna, e Serena glielo lascia credere. Serena riesce ad ottenere il lavoro, ma a questo punto ci saranno un susseguirsi di eventi conditi da ironia, cinismo, cruda realtà, estremamente emozionanti.
Serena si troverà a fare i conti con il dott. Ripamonti (Ennio Fantastichini) uomo presuntuoso, del tutto incapace di ricoprire il ruolo di responsabilità che gli è stato affidato e che riesce a mantenersi a galla solo grazie al lavoro della sua fedele segretaria Michela (Lunetta Savino).
Il sesto film di Riccardo Milani, “Scusate se esisto!”, è una aperta denuncia ai soprusi che le donne, architetto in questo caso, sono costrette a subire in Italia.
Il progetto del “Chilometro verde” esiste davvero ed è stato realizzato dall’architetto Guendalina Salimei, una donna.
Concedetemi il pensiero, ovviamente del tutto personale e che potrete contrastare se non concordi, credo che il film sia un’aperta denuncia alla visione ancora radicata, nonostante anni di lotte per l’acquisizione di pari opportunità, relativa alla questione che se sei donna, laureata e per di più competente, questo non basta, non basta mai, perché solo per il fatto che tu sia donna ciò costituisce un problema, perché potresti diventare madre.
Quindi, “Scusate se esistono” persone competenti,ma a cui non viene riconosciuto il giusto valore; “Scusate se esistono” persone che con coscienza vorrebbero svolgere il loro lavoro, ma gli viene impedito; “Scusate se esistono”persone laureate che per potersi affermare professionalmente sono costrette a lasciare l’Italia e andare all’estero; “Scusate se esistono” le donne che, nonostante anni di lotta per ottenere pari opportunità, sul lavoro, prima di firmare il contratto, in maniera cautelativa, sono costrette a firmare la loro lettera di dimissioni in caso di gravidanza…