I dodici ragazzini di età compresa tra gli undici ed i sedici anni rimasti intrappolati in una grotta allagata dalle piogge monsoniche in Thailandia insieme al loro giovane allenatore 25enne per fortuna sono tutti salvi e stanno ricevendo le cure del caso in un ospedale della zona.
Adesso è arrivato davvero il momento di spegnere una volta per tutte i riflettori su questa vicenda drammatica conclusa per fortuna nel migliore dei modi e di lasciare che i giovanissimi calciatori si riprendano a poco la loro vita, quella normalità fatta di scuola, sport e amicizia che per venti lunghi giorni hanno dovuto sospendere per concentrarsi su come sopravvivere in quella grotta umida e malsana. I ragazzi devono tornare ad essere ragazzi come tutti i loro coetanei e la pressione mediatica deve uscire dalle loro vite rapidamente come ci è entrata per lasciarli di nuovo liberi di respirare, di guarire le ferite fisiche e psicologiche e di condurre una vita normale insieme alle loro famiglie.
Se da un lato i media enfatizzando la vicenda hanno permesso di creare quella catena di solidarietà che ha coinvolto tutti ed ha permesso che tutto si concludesse con un lieto fine, dall’altro adesso è l’ora della tranquillità, della pace e del giusto riposo dopo tanto stress e tata tensione. Non sempre, infatti, il clamore mediatico è positivo ed in questo caso bisogna pensare anche al futuro di questi ragazzi che sono appena faticosamente usciti da una esperienza traumatica che li segnerà per tutta la vita e che non dimenticheranno mai.
Adesso i giovani calciatori hanno solo bisogno di una cosa, essere lasciati in pace e cercare di elaborare tutto ciò che hanno vissuto con l’aiuto di psicologi specializzati che di certo li aiuteranno ad andare avanti con le loro vite. Per il rispetto che tutti dobbiamo a questi giovani ed alle loro famiglie, smettiamo il clamore mediatico e lasciamo che ritornino ad essere solamente dei ragazzini come tanti, in futuro ce ne saranno sicuramente grati.