Quando la Guardia Costiera ha soccorso nella notte tra giovedì 2 e venerdì 3 febbraio un barcone di sei metri partito da Sfax (Tunisia) pieno di migranti diretto a Lampedusa non sapeva cosa avrebbe trovato nello scafo. Oltre ai 46 migranti salvati, sul barcone c’erano anche 8 cadaveri stipati in un angolo. Tre di essi erano di donne, di cui una incinta.
Il salvataggio è avvenuto in acque Sar maltesi. Il trabiccolo stava affondando quando sono arrivati i soccorritori.
Una volta tratti in salvo, i migranti hanno spiegato che con loro c’era anche un neonato di 4 mesi, che è morto di freddo durante la traversata. La madre, accortasi che il bambino non respirava più lo ha gettato in mare. Un gesto estremo condannato da quasi tutti i migranti. Un uomo si sarebbe gettato per recuperare il corpo del piccolo, ma sarebbe morto tra le onde gelide delle acque Sar Maltesi. Dopo qualche ora, è deceduta anche la madre, sfinita.
Qualche ora prima erano stati soccorsi dalla motovedette della capitaneria di Porto e della Guardia di finanza altri due barconi con 75 persone a bordo. Tra le 37 persone della prima imbarcazione c’erano 14 donne, una delle quali incinta, e un minorenne. I migranti provenivano dal Camerun, Costa d’Avorio, Ghana, Guinea e Senegal.
Filippo Mannino, il sindaco di Lampedusa, ha rivolto un appello al governo esortandolo a non lasciarlo da solo a gestire “questa immane tragedia”.