The First Purge, la prima notte del giudizio

Gerard McMurray dirige un prequel imbarazzante, adatto a soddisfare solo i fan più accaniti

Dietro ad ogni tradizione c’è sacrificio e rivoluzione. E così il un nuovo partito politico americano salito al potere promette ai cittadini sviolinate sulla prosperità e sulla crescita, con la brillante idea di regalare loro un periodo di 12 ore di illegalità annuale che coincide con il Giorno dell’Indipendenza.

L’esperimento, promosso dal New Founding Fathers of America (NFFA) e creato dalla sociologa Dr. May Updale (Marisa Tomei) si prefigge di spingere il tasso di criminalità sotto l’1% per il resto dell’anno, dando libero sfogo ad ogni tipo di crudeltà per una notte sola.

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Questa “epurazione” viene testata a Staten Island, un quartiere ai margini della città dove la popolazione è principalmente al di sotto della classe media. Quando però la sperimentazione inizia, le cose non vanno come previsto e la nottata si trasforma ben presto in un’escalation di atrocità e orrore.

La ferocia degli aguzzini incontra l’ira degli emarginati e la rabbia generata da questo scontro è pronta ad esplodere oltre i confini della zona di prova, per diffondersi in tutta la nazione.

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The First Purge, un oceano di mediocrità

The First Purge (La prima notte del giudizio) è il quarto film della famosa saga horror di “Purge” e il primo prequel diretto da Gerard McMurray e scritto da James DeMonaco. I primi tre capitoli sono stati in grado di ispirare milioni di spettatori con la loro triste critica alla società contemporanea. Nel prequel viene raccontata la storia e la nascita dell’evento annuale.

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Il quarto lungometraggio di questa popolare serie è forse il peggiore. Un brutto film horror con un motore narrativo che fa acqua da tutte la parti, reso insopportabile anche a causa del pessimo trattamento riservato al premio Oscar Marisa Tomei, rilegata in ruolo inutile e sciocco.

Il fulcro della storia che aveva trovato terreno fertile nel messaggio intrinseco: “fai la cosa giusta per ritrovare una coscienza sociale”, si perde nel dimenticatoio durante lo svolgimento.

La violenza utilizzata per lanciare un pesante monito al sistema governativo americano perde quel senso logico che aveva caratterizzato i precedenti film, fluttuando sopra ad un oceano di mediocrità e imbarazzanti luoghi comuni.

I troppi cliché che si combinano tra loro rendono vani i tentativi di una seria e costruttiva satira sociale. Le idee evaporano e la brutalità viscerale e stridula è tutto ciò che rimane.

The First Purge può giusto soddisfare i fan del franchise ed eventuali spettatori in cerca di efferatezza gratuita, cattiva recitazione e contenuti banali. In questo agglomerato di inutilità fatta film si possono salvare solo le maschere.