“Tu quoque, Brute, fili mi!”
“Così egli operò e creò, come mai nessun altro mortale prima e dopo di lui, e come operatore e creatore Cesare vive ancora, dopo tanti secoli, nel pensiero delle nazioni, il primo e veramente unico imperatore” (T. Mommsen, Storia di Roma antica – Libro V – Cap. XI)
Con queste parole lo storico Theodor Mommsen descriveva Gaius Julius Caesar, noto a tutti come Giulio Cesare.
Riecheggia oggi, più che in qualsiasi altro giorno dell’anno, il suo nome : durante le celebri “Idi di marzo” del 44 a.C. (il 15 marzo del 44 a.C, per l’appunto), per mano di un gruppo di una ventina di senatori, Cesare venne assassinato con 23 coltellate.
I congiurati, guidati dall’ex-pompeiano Caio Cassio e da Marco Bruto (figlio di Servilia, amante di Cesare), agirono animati da motivazioni differenti : accanto agli avversari storici dell’allora dittatore romano e di chi, sentendosi custode e difensore della tradizione e degli ideali repubblicani, non poteva sopportare l’idea che il potere venisse consegnato interamente nelle mani di un unico individuo, vi furono anche alcuni senatori (il cui numero non è affatto trascurabile) che presero parte all’assassinio perché spinti da rancore, invidia e delusioni per mancati riconoscimenti e compensi.
Il cesaricidio, inteso come eliminazione di chi si ritenga minacci la libertà per fini personali, a distanza di più di 2000 anni assume al contempo il significato ideologico di estremo tentativo di difendere i valori delle libertà civili per alcuni; il significato di difesa ad ogni costo dei valori della tradizione messi in pericolo dal potere dispotico per altri; e, per altri ancora, offre un esempio storicamente molto lampante di chi, pur essendo apparentemente sostenitore di chi governa, partecipa alla congiura ordita nei suoi confronti perché spinto da motivazioni economiche e personali.
Questo avvenimento, oltre ad essere fondamentale per quanto riguarda la storia di Roma (e quindi italiana ed europea), non può essere considerato come un mero fatto storico, un evento di una realtà isolata ed infinitamente distante da quella in cui viviamo attualmente : è chiaro che ogni parallelismo con i nostri giorni sarebbe del tutto azzardato e dovrebbe presupporre uno studio, molto approfondito, delle circostanze, delle cause e dei fatti verificatisi in quegli anni (tutto questo spetta evidentemente a storici specializzati in storia romana), ma, tuttavia, potrebbe rivelarsi utile fermarsi a meditare circa i tre aspetti messi in evidenza precedentemente riguardo al cesaricidio.
Difesa della libertà, difesa dei valori della tradizione e, purtroppo, tradimento dei propri ideali per ragioni venali e di vantaggio sono, senza ombra di dubbio, argomenti da cui è impossibile fuggire osservando la situazione sociale e politica nazionale e internazionale.
“Ciò che l’esperienza e la storia insegnano è questo: che uomini e governi non hanno mai imparato nulla dalla storia, né mai agito in base a principi da essa edotti.” (G.W.F. Hegel)