Varianti Omicron più veloci, gli studiosi indagano il perché e pubblicano queste scoperte

Perché le varianti Omicron sono così rapide e contagiose? Ecco un nuovo studio pubblicato su Nature

Si torna a parlare di varianti Covid 19, un gruppo di ricercatori statunitensi (University of Washington School of Medicine) ha studiato la velocità di diffusione e il numero elevato di mutazioni delle varianti Omicron.

L’arrivo dell’Omicron

L’emergere della variante SARS-CoV-2 Omicron (B.1.1.529) alla fine del 2021 – si legge su Nature – ha segnato una nuova fase della pandemia di COVID-19, con lignaggi che ospitano decine di mutazioni di aminoacidi nella glicoproteina spike (S) portando ad un maggiore coinvolgimento dei recettori, ad un percorso alterato di internalizzazione cellulare e ad un’evasione senza precedenti dagli anticorpi neutralizzanti“. Questa variante ha messo in difficoltà i sistemi sanitari, in un momento di forte diffusione dei vaccini, “ondate ripetute di infezioni guidate da lignaggi successivi (come BA.1/BA.1.1, BA.2 e BA.5) si sono verificate a livello globale, anche in individui che avevano ricevuto più dosi di vaccino COVID-19“.

- Advertisement -

Perché le varianti Omicron sono così rapide e contagiose?

Secondo il gruppo di ricercatori, guidato da David Veesler, professore di biochimica, le varianti Omicron hanno la capacità di legarsi più efficacemente alle cellule dell’ospite. Sono in grado quindi di eludere molti tipi di anticorpi, soprattutto quelli che si sono generati con precedenti infezioni.

Le varianti omicron sono diventate più forti dal 2022, nell’ultimo anno sono cresciute le Bq11 e la Xbb.1.5 che ha appena ottenuto l’approvazione Ema di nuovi vaccini. I ricercatori spiegano che hanno un’elevata affinità per il recettore presente sulle cellule ospiti e sono in grado di fondersi con la membrana cellulare. Insomma, ci sono varianti Omicron nuove che sono ancora più forti di quelle precedenti e derivano sempre dall’Omicron.

- Advertisement -

Studi sull’efficacia dell’anticorpo S309

Gli studiosi si sono soffermati sull’incapacità del sistema immunitario a creare nuovi anticorpi a causa di un adattamento ai virus già affrontati, un fenomeno definito imprinting immunitario. Il gruppo però ha fatto delle ricerca su uno specifico anticorpo che potrebbe essere la base di futuri vaccini. Si chiama S309, ed è in grado di riconoscere le nuove varianti, anche se simili tra loro. Riesce a neutralizzarle e fornire miglior risposta cellulare.

spot_img
Iole Di Cristofalo
Iole Di Cristofalo
Articolista e web copywriter