Nel Maxi Emendamento, che è stato approvato dal senato, è contenuta anche la Web tax.
Tale tassazione prevede un 3% a carico delle società digitali che hanno ricavi di oltre 5,5 milioni di euro.
Cosa è la web tax, come funziona e chi deve pagare
Tale web tax è stata inserita dal governo Lega-Movimento 5 stelle nel Maxi Emendamento della legge di bilancio, approvato tra sabato e domenica passato.
Questa è un’imposta sui servizi digitali forniti da società potenti di internet, tra i quali Google, Amazon, Facebook .
In passato, anche il governo Gentiloni aveva inserito nella legge di bilancio del 2018 una imposta analoga al 6% , che mai però entrò in vigore.
La web tax del maxi emendamento, approvato a palazzo Madama, sarebbe una tassa del 3% sui ricavi di società del web con un fatturato che superi i 750 milioni di euro, e società che abbiano introiti in Italia che superino 5,5 milioni di euro.
Riguarderà in particolare la tassazione dei servizi che sono offerti da società come Google, Amazon, Apple ed i cosiddetti Gafa
Per l’entrata in vigore si dovrà aspettare la metà del 2019
La tassazione dovrà essere versata ogni trimestre , e tutte le società (residenti e non) dovranno dichiarare i servizi che sono tassabili (spazi pubblicitari, vendita di big data, condivisioni di servizi e beni).
Risulta ancora problematico localizzare le compagnie (probabilmente tramite gli indirizzi ip) che dovranno essere sottoposte alla tassazione. Tale tassazione, inoltre, non agevolerà cambi di residenza ai fini di agevolazioni fiscali, poiché è prevista anche per non residenti.
Rientreranno probabilmente nella tassazione, per il fatturato, gruppi editoriali che effettuano servizio di informazione. Ed ovviamente saranno escluse le piccole aziende con fatturati inferiori al valore previsto dalla legge.