Un’anziana 89enne di Bologna è deceduta oggi in una clinica svizzera con il suicidio assistito. La donna è stata accompagnata verso il suo destino da due attiviste di “Eutanasia Legale”, che ora rischiano da cinque a dodici anni di carcere.
Paola R. era malata di Parkinson in forma molto grave (taupatia) e si sentiva prigioniera del suo corpo. La donna aveva contattato l’Associazione Luca Coscioni per chiedere di aiutarla a liberarsi dalle sue sofferenze. Nonostante la gravità della sua malattia, Paola non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e pertanto non poteva accedere al suicidio assistito in Italia, come previsto dalla sentenza della Consulta 242/2019 relativa al caso Cappato-Antoniani.
In Italia la pratica di “aiuto al suicidio” è legale solo in presenza di alcune condizioni
1) la persona che lo chiede deve essere affetta da una patologia irreversibile che provoca sofferenze fisiche o psichiche intollerabili;
2) deve essere in grado di prendere decisioni consapevoli autonomamente;
3) deve essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Una volta arrivata nella clinica in Svizzera, la donna è stata sottoposta alle visite di controllo delle sue condizioni vitali e poi si è autosomministrata la dose del farmaco eutanasico. In seguito, è deceduta.